Su richiesta della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, il 15 gennaio 2025, l’ente ha presentato un ampio pacchetto di misure destinate a sanzionare il governo di Israele. La decisione è stata presa in risposta alla grave e inaccettabile situazione umanitaria che si sta verificando a Gaza, dove le condizioni di vita sono diventate insostenibili per la popolazione civile.
Misure proposte dalla Commissione europea
Le sanzioni proposte includono misure dirette contro i membri del governo israeliano, in particolare i ministri estremisti Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich, che fanno parte dell’amministrazione guidata da Benjamin Netanyahu. Oltre a ciò, si prevede di colpire i coloni violenti che operano nei territori occupati. Un ulteriore aspetto del pacchetto prevede la sospensione parziale del trattato di libero commercio tra l’Unione Europea e Israele, una mossa che potrebbe avere ripercussioni significative sulle relazioni economiche tra le due entità.
Un’altra proposta di rilievo è l’inserimento di dieci membri del politburo di Hamas nella lista nera dell’Unione Europea. La presidente von der Leyen ha sottolineato l’urgenza di porre fine all’orrore quotidiano che affligge Gaza, evidenziando la necessità di un intervento deciso da parte della comunità internazionale.
Le posizioni divergenti degli Stati membri
Tuttavia, le reazioni tra i vari Stati membri dell’Unione Europea sono state contrastanti. L’Alta rappresentante dell’UE, Kaja Kallas, ha messo in evidenza come le opinioni siano in evoluzione, ma ha anche riconosciuto che non esiste un consenso unanime sulle misure da adottare. Durante un incontro preliminare, è emerso che per implementare sanzioni contro i ministri israeliani e i membri di Hamas è necessaria l’unanimità, un obiettivo difficile da raggiungere data la varietà di posizioni espresse.
Fino ad ora, Budapest ha mantenuto il suo veto sulle sanzioni contro i membri del governo israeliano, mentre per quanto riguarda le questioni commerciali, basta una maggioranza qualificata. Tuttavia, Paesi come Italia e Germania, sostenuti da altre nazioni, hanno formato una minoranza di blocco, rendendo difficile l’approvazione delle misure.
Le dichiarazioni dei leader europei
Il presidente del Consiglio Europeo, Antonio Costa, ha accolto con favore le proposte, sottolineando che ora spetta agli Stati membri prendere una decisione responsabile per evitare un possibile fallimento geopolitico. Una fonte diplomatica ha fatto notare il silenzio di Berlino, che ha destato preoccupazione tra gli osservatori della situazione.
L’Italia, attraverso il suo rappresentante al Coreper, ha manifestato disponibilità a discutere le sanzioni contro i ministri israeliani, una posizione che è stata confermata anche dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Per quanto riguarda le questioni commerciali, l’Italia attende un’analisi più approfondita da parte dei gruppi di lavoro competenti.
Le reazioni di Israele e le misure già adottate
Dalla sua visita ad Ancona, la premier Giorgia Meloni ha espresso preoccupazione per la risposta di Israele, definendola sproporzionata e affermando che l’Italia non può appoggiare l’occupazione di Gaza City. La reazione da parte di Israele non si è fatta attendere. Il ministro degli Esteri, Gideon Sa’ar, ha criticato le misure dell’UE, definendole moralmente e politicamente distorte. Tuttavia, la Commissione Europea ha ribadito che l’intento non è quello di punire Israele, ma di migliorare le condizioni umanitarie nella regione.
Nel frattempo, la Commissione ha già sospeso i finanziamenti per la cooperazione bilaterale con Israele, per un importo di circa 20 milioni di euro. Sebbene si tratti di una cifra relativamente contenuta, la commissaria al Mediterraneo, Dubravka Suica, ha descritto questa decisione come un segnale importante, evidenziando l’impegno dell’Unione Europea per affrontare la crisi umanitaria a Gaza.