Hicham Harb, noto anche come Mahmoud Khader Abed Adra, è stato arrestato dalle autorità palestinesi in Cisgiordania il 15 marzo 2025. Il provvedimento è avvenuto in seguito a un mandato d’arresto internazionale emesso dieci anni fa, in relazione al suo presunto coinvolgimento nell’attentato alla Sinagoga di Roma nel 1982. Questo attacco tragico portò alla morte del giovane Stefano Gaj Tachè e ferì numerosi membri della comunità ebraica. Harb è anche sospettato di aver orchestrato la strage di Parigi al ristorante ebraico Jo Goldenberg, dove sei persone persero la vita.
La reazione della comunità ebraica di Roma
Victor Fadlun, Presidente della Comunità Ebraica di Roma, ha commentato l’arresto con entusiasmo, affermando: “È la notizia che tutti aspettavamo. Ci auguriamo che finalmente cominci a sgretolarsi con questa operazione il muro di omertà, connivenze e reticenze che ha protetto finora i responsabili del feroce raid del 9 ottobre ’82. La famiglia Tachè e l’intera comunità ebraica di Roma meritano giustizia, che è stata negata per troppo tempo”. Fadlun ha anche espresso la speranza che le autorità italiane compiano i passi necessari affinché la magistratura possa ricostruire con precisione i dettagli dell’attentato al Tempio Maggiore e che i colpevoli siano finalmente portati davanti alla giustizia.
La posizione del governo francese
Emmanuel Macron, presidente della Francia, ha rilasciato una nota in cui sottolinea l’importanza della cooperazione tra la Francia e l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP). Macron ha dichiarato che la Francia sta lavorando per garantire una rapida estradizione di Harb, evidenziando l’impegno del governo francese nel perseguire giustizia per le vittime di attacchi terroristici. Questo sviluppo è visto come un passo significativo nella lotta contro il terrorismo e nella ricerca di responsabilità per crimini passati.
La testimonianza di una sopravvissuta
Eliana Pavoncello, una delle sopravvissute all’attentato del 1982, ha condiviso la sua emozione con l’agenzia Adnkronos: “Dopo 43 anni ancora mi vengono le lacrime. Noi aspettiamo giustizia, ma questa giustizia non è arrivata”. La sua testimonianza evidenzia la frustrazione e la rabbia provate da coloro che hanno subito le conseguenze di quell’attacco. “Siamo molto arrabbiati, perché lo Stato che ci dovrebbe proteggere non ci ha protetto. È positivo che alcuni degli attentatori siano stati catturati e che siano in procinto di essere giudicati, ma rimane sempre una grandissima amarezza”. La sua voce rappresenta non solo il dolore personale, ma anche la richiesta collettiva di giustizia da parte di tutti coloro che sono stati toccati da questa tragedia.