Medici del Mondo ha lanciato un allarme riguardo alla mancanza di informazioni chiare e aggiornate sull’Interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG) in Italia, evidenziando come la situazione attuale ostacoli l’accesso a un diritto fondamentale. Nel terzo rapporto dell’organizzazione, pubblicato a marzo 2025, si sottolinea che le relazioni del Ministero della Salute vengono spesso “pubblicate con mesi di ritardo”, contenendo dati superati e incompleti. Questo “blackout informativo” contribuisce a creare disuguaglianze nell’accesso ai servizi sanitari.
La situazione in Italia
Il report analizza la situazione in diverse regioni, con un focus particolare sul Veneto, che è l’unica regione a fornire dati dettagliati sul proprio portale. Le informazioni evidenziano che l’accesso ai servizi abortivi varia notevolmente a seconda del territorio. Le altre due regioni analizzate sono la Sardegna e il Molise, dove la trasparenza e la qualità dell’informazione sono spesso carenti. In Sardegna, la mancanza di informazioni è particolarmente preoccupante, mentre in Molise si registra un tasso di obiezione di coscienza tra ginecologi e ginecologhe che raggiunge il 90,9%. Inoltre, oltre l’80% degli aborti avviene tramite metodo farmacologico.
Dati e statistiche
I dati riportati nel rapporto mostrano un tasso generale di obiezione al 66,6%, con picchi che variano dal 86% a Venezia fino al 35,48% nella Pedemontana. Le IVG farmacologiche, nel frattempo, sono in aumento, passando dal 53% del totale nel 2023 al 64% nel 2024. Queste statistiche mettono in luce un “ostacolo silenzioso ma determinante” per l’accesso a un diritto fondamentale, che nel solo 2022 ha visto coinvolte oltre 65mila donne.
Impatto della mancanza di informazioni
Nonostante l’aborto sia un diritto garantito dalla legge 194/1978 e incluso nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), il rapporto evidenzia come le donne che desiderano accedere a questi servizi si trovino di fronte a un “vuoto informativo”. Elisa Visconti, Direttrice di Medici del Mondo Italia, ha dichiarato che quando le richieste ufficiali di accesso ai dati vengono ignorate o rifiutate, si tratta di una chiara volontà politica di non fornire informazioni in modo tempestivo e accessibile. Questa situazione ha conseguenze gravi, creando disuguaglianze nell’accesso a un diritto fondamentale, quale è quello di decidere sul proprio corpo e di ricevere cure appropriate in ambienti sicuri e accoglienti, senza subire discriminazioni.