Il 4 novembre 2025, a Roma, il Centro Studi e Ricerche IDOS presenterà il Dossier Statistico Immigrazione, un report che analizza l’impatto economico degli immigrati regolari in Italia. Dallo studio emerge un dato significativo: gli immigrati contribuiscono più di quanto ricevono in termini di servizi e prestazioni sociali. Tuttavia, la situazione è complessa, poiché le normative attuali sui flussi migratori favoriscono l’irregolarità e l’evasione fiscale, sia da parte dei lavoratori che dei datori di lavoro.
Il contributo degli immigrati all’erario italiano
Secondo l’analisi condotta da esperti dell’Università Statale di Milano e dell’Università dell’Insubria, nel 2023 lo Stato italiano ha speso circa 34,5 miliardi di euro per i servizi sociali destinati ai cittadini stranieri. Tuttavia, questi ultimi hanno versato nelle casse pubbliche un totale di 39,1 miliardi di euro. Ciò significa che gli immigrati hanno fornito un contributo netto di 4,6 miliardi di euro, evidenziando un saldo positivo per il bilancio statale.
La spesa pubblica complessiva per previdenza e servizi in Italia ammonta a 658,8 miliardi di euro, con una parte significativa destinata a pensioni e sanità. I dati mostrano che, nonostante gli stranieri rappresentino circa il 9% della popolazione, ricevono solo il 4,3% delle spese sanitarie, a causa della loro età media inferiore rispetto agli italiani. Questo squilibrio si riflette anche nel settore previdenziale, dove solo lo 0,6% delle pensioni è destinato a pensionati stranieri.
Disparità nei benefici e nelle spese
Le informazioni emerse dallo studio rivelano che la distribuzione delle spese sociali è disomogenea. Nonostante gli stranieri contribuiscano in misura significativa al sistema, ricevono un trattamento inferiore rispetto agli italiani. Per esempio, nel 2023, gli stranieri hanno ricevuto solo 1,3 miliardi di euro per prestazioni assistenziali, pari al 22% del totale, a causa delle difficili condizioni economiche che molte famiglie immigrate affrontano.
In totale, gli stranieri ricevono 6.600 euro pro capite in servizi pubblici, rispetto agli 11.600 euro degli italiani. Questo divario mette in luce le difficoltà economiche che molti immigrati affrontano, evidenziando la necessità di riforme per migliorare l’integrazione e l’accesso ai servizi.
Le sfide dell’occupazione e l’irregolarità
Un altro aspetto critico emerso dal report riguarda l’occupazione degli immigrati. Luca Di Sciullo, presidente di IDOS, sottolinea che il sistema attuale penalizza i lavoratori stranieri, costringendoli a occupazioni poco qualificate e in molti casi a lavorare in nero. Secondo i dati, solo il 7,5% dei permessi di lavoro richiesti nel 2023 è stato effettivamente rilasciato, mentre nel 2024 la situazione è ulteriormente peggiorata, con solo il 7,8% di permessi concessi.
Questa situazione non solo danneggia i lavoratori stessi, ma ha anche un impatto negativo sul gettito fiscale, poiché i lavoratori in nero non contribuiscono al sistema. Inoltre, il tasso di part-time involontario è significativamente più alto tra gli stranieri, evidenziando un sottoutilizzo delle loro capacità lavorative.
Le entrate pubbliche e il contributo degli immigrati
Nel 2023, le entrate pubbliche derivanti dagli stranieri ammontano a 39,1 miliardi di euro, con un contributo medio di 7.400 euro per persona, rispetto ai 10.200 euro degli italiani. Questo dato evidenzia come gli immigrati, nonostante le difficoltà, continuino a sostenere l’economia italiana.
Le entrate provenienti dall’Irpef, dai contributi previdenziali e dalle imposte indirette dimostrano che gli immigrati sono una risorsa fondamentale per il sistema fiscale italiano. Tuttavia, le normative attuali devono essere riviste per massimizzare il potenziale contributo degli stranieri, garantendo loro un accesso equo al mercato del lavoro e ai servizi sociali.
L’analisi del Dossier Statistico Immigrazione 2025 offre quindi spunti importanti per riflessioni e azioni future, sottolineando la necessità di un approccio più inclusivo e meno penalizzante nei confronti degli immigrati, che sono parte integrante della società italiana.