Non si era mai assistito a un evento simile nella storia degli Stati Uniti: un ex direttore dell’FBI è stato formalmente accusato. Nella giornata del 25 settembre 2025, un Gran Giurì ha autorizzato l’emissione di due capi d’accusa nei confronti di James Comey, figura controversa per il presidente Donald Trump, che lo considera un avversario personale. Le accuse riguardano dichiarazioni false fornite al Congresso e ostruzione alla giustizia.
Reazioni di Trump
Dopo aver esercitato pressioni sulla sua ministra della Giustizia affinché intraprendesse azioni contro i suoi rivali, Trump ha celebrato l’accaduto con un post sul suo social network Truth, affermando: “Giustizia in America”, e definendo Comey “una delle persone peggiori” con cui il paese abbia mai dovuto confrontarsi. Nella percezione di Trump, Comey occupa un posto di rilievo nella sua “lista nera”, avendo condotto l’inchiesta sul Russiagate, che il presidente ha bollato come una “caccia alle streghe” e una delle più grandi “bufale” della storia. Nel 2017, Trump aveva licenziato Comey dalla direzione dell’FBI, inizialmente criticando la gestione dell’inchiesta sul server email privato di Hillary Clinton, per poi rivelare che il suo reale intento era legato all’indagine sulla presunta collusione con la Russia. Al centro delle accuse vi è la testimonianza di Comey resa alla Commissione Giustizia del Senato il 30 settembre 2020, in cui è stato accusato di aver fornito informazioni false riguardo all’autorizzazione per la diffusione di dati sensibili.
La posizione di Comey
Comey ha sempre mantenuto la sua innocenza. Pochi istanti dopo la notizia dell’incriminazione, ha ribadito la sua posizione in un video su Instagram, dichiarando: “Facciamo un processo. E abbiate fede. Il mio cuore è spezzato per il dipartimento di Giustizia, ma ho grande fiducia nel sistema giudiziario federale e sono innocente”.
Prossimi sviluppi
Secondo fonti attendibili, si prevede che Comey si consegni alle autorità nelle prossime ore.
Un’accusa senza precedenti
L’FBI ha avuto nella sua storia direttori controversi, come J. Edgar Hoover, che ha guidato l’agenzia per decenni, ma nessuno di loro è mai stato accusato penalmente, né durante né dopo il mandato. L’atto di accusa contro Comey è conciso e porta la firma di Lindsay Halligan, procuratrice ex avvocata di Trump, specializzata nel settore assicurativo, che ha assunto l’incarico da soli tre giorni. La mancanza di ulteriori firme e il fatto che Halligan abbia presentato direttamente il caso al Gran Giurì suggeriscono che non ci sia stata una piena approvazione da parte dell’ufficio della procuratrice per un passo così audace.
Tensioni nel Dipartimento di Giustizia
L’incriminazione di Comey ha generato tensioni significative all’interno del Dipartimento di Giustizia. La ministra Pam Bondi ha mostrato scetticismo riguardo al caso e avrebbe tentato di fermarlo, secondo indiscrezioni. Bondi e Todd Blanche, il suo vice ed ex legale di Trump, hanno cercato di convincere il presidente a non rimuovere Erik Siebert, l’ex procuratore della Virginia che Halligan ha sostituito. Tuttavia, i loro sforzi sono stati vani, poiché Trump, descritto dai critici come “accecato dalla voglia di vendetta”, ha deciso di procedere senza indugi, desideroso di far pagare ai suoi nemici ciò che ritiene meritino. “Mi hanno messo in stato di accusa due volte e incriminato cinque volte per nulla. Giustizia va fatta ora”, ha affermato Trump a Bondi, riferendosi a Comey, all’ex senatore democratico Adam Schiff e alla procuratrice di New York Letitia James.
Nuovi obiettivi di Trump
L’attacco a Comey non sembra placare la furia di Trump, che, secondo analisi, starebbe già puntando il mirino su un nuovo obiettivo. Molti osservatori scommettono che il prossimo bersaglio sarà John Bolton, ex consigliere di Trump e ora critico del presidente.