Nella poesia italiana del Novecento, i connotati religiosi emergono con chiarezza, rivelando come il valore metafisico della parola possa assumere una profondità che si orienta verso un messaggio di comunicazione. Questo fenomeno, che non è esclusivo di questo secolo, affonda le sue radici in una tradizione poetica che ha in Francesco d’Assisi uno dei suoi principali esponenti.
La poesia religiosa del novecento
La poesia religiosa di questo periodo non si presenta come un insieme uniforme; al contrario, al suo interno si riscontrano diversità sia sul piano linguistico che tematico. È interessante notare come questo fenomeno possa essere ricondotto a un’eredità che risale a secoli precedenti. Gli scritti di San Francesco d’Assisi hanno dato inizio a un viaggio interiore che ha influenzato profondamente la letteratura. In questo contesto, tre poeti del Novecento che hanno interiorizzato il messaggio francescano sono senza dubbio Giovanni Rebora, Giovanni Onofri e Giuseppe Ungaretti. Questi autori rappresentano modelli poetici in un secolo caratterizzato da conflitti e incertezze religiose, accanto ai quali si possono citare anche figure come Giovanni Comi, Domenico Fallacara, Mario Betocchi e Attilio Bertolucci, che si avvicinano alle tematiche contemporanee.
Riferimenti e valori poetici
Il punto di riferimento per i valori e le idee di questi poeti è Francesco d’Assisi. Oggi, in un’epoca alla ricerca di segni di salvezza, si avverte la mancanza di certezze e si tenta di individuarle. La dimensione temporale è intrisa di un senso di morte, mentre la salvezza trascende sia il tempo che la morte. Questa è la ragione per cui la parola, trasformata in messaggio, acquista autorevolezza.
Il cantico delle creature
Il viaggio attraverso la poesia cristiana culmina in un’espressione emblematicamente significativa. Il “Cantico delle Creature” di Francesco d’Assisi rappresenta l’altezza poetica con cui la poesia del Novecento si è confrontata. Giorgio Petrocchi sottolinea l’importanza di riavvicinarsi a Francesco, non solo attraverso il suo “Cantico”, ma anche attraverso le parole dei suoi biografi e dei volgarizzatori, che reinterpretano il testo originale con l’intento di creare un’opera nuova, carica di messaggi d’amore e di fedeltà.
La dichiarazione d’amore nella poesia
Per i poeti del Novecento, la ricerca letteraria si traduce in una profonda dichiarazione d’amore. In particolare, Ungaretti esprime questa dichiarazione con versi intensi, in cui la religiosità si intreccia con la vita. La “terra promessa” diventa una chiave di lettura francescana, in cui si percepiscono le tracce di una cristianità profonda, intrisa di antichità.
Il dialogo tra poeta e Cristo
Ungaretti canta: “Cristo, pensoso palpito, astro incarnato nell’umane tenebre”, e in questi versi si percepisce un dialogo continuo tra il poeta e Cristo. Francesco è parte di questo dialogo, poiché la parola di Ungaretti è intrisa di sangue, dolore e vita. La sua poesia, priva di maschere metaforiche, diventa una “creatura” che lancia messaggi di una fedeltà duratura. L’amore per Francesco è presente anche in Comi e Fallacara, evidenziando la sua rilevanza nel panorama poetico contemporaneo.
Influenza di Francesco d’Assisi
Petrocchi osserva che l’amore per Francesco attraversa il Duecento, costituendo una delle componenti fondamentali di quel secolo e influenzando autori come Dante e Petrarca. Questo amore, pur nella varietà di significati, si trasmette al secolo successivo, rendendo Francesco un protagonista anche nell’epoca attuale, dove la sua presenza offre conforto e inquietudine all’uomo moderno, immerso in un contesto sociale fortemente laico.
La preghiera nella poesia religiosa
La sua voce, che si fa preghiera, rassicura in un’epoca di disgregazione. La poesia religiosa del Novecento si configura come un canto che prega, un viaggio nella religiosità della vita. La preghiera di Francesco si erge a messaggio di vita, e il Dio di Rebora si inserisce in questo percorso, così come la fede di Onofri.
Jacopone e la dimensione religiosa
Accanto a Francesco, la figura di Jacopone si fa sentire. In Fallacara, la dimensione religiosa si intreccia con il paesaggio lirico-cristiano di Jacopone, che recita: “Carne fiorita sei tu, Cristo in me”. Qui, la parola cristiana assume un significato profondo, e la metafisicità che pervade le opere di questi poeti permette di trasmettere il messaggio con forza.
Testimonianza di Ungaretti
La testimonianza di Ungaretti non si limita al linguaggio, ma si estende ai valori che la sua “terra promessa” evoca, una terra che interroga e non illude. La sua poesia, intrisa di tenerezza, continua a risuonare nelle vite di chi la legge.