Un significativo miglioramento dei sintomi respiratori e della qualità della vita è stato osservato nei pazienti affetti da broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), una malattia che in Italia colpisce circa 3,3 milioni di persone. Questo è quanto emerso dallo studio real life denominato ‘Choros Orion’, che ha analizzato l’efficacia della triplice terapia a combinazione fissa contenente budesonide, glicopirronio e formoterolo fumarato. L’indagine, condotta su un campione di 250 pazienti provenienti da 23 centri italiani, è stata presentata il 6 settembre 2025 durante il Congresso della European Respiratory Society (ERS), attualmente in corso ad Amsterdam.
Dettagli dello studio
I partecipanti allo studio hanno completato due questionari, il Cat (Copd Assessment Test) e il Pgi-S (Patient Global Impression of Severity), prima dell’inizio del trattamento e dopo tre mesi. Il primo strumento si concentra sui sintomi, mentre il secondo valuta la percezione della gravità della malattia e la qualità della vita dei pazienti.
Risultati significativi
Micaela Romagnoli, direttrice dell’Unità operativa complessa di pneumologia dell’Ospedale Ca’ Foncello dell’AULSS 2 di Marca Trevigiana e prima autrice dello studio, ha spiegato che è stata registrata una riduzione media di 1,3 punti nel questionario Cat. Il 52% dei pazienti ha riportato un miglioramento clinicamente significativo dei sintomi dopo tre mesi. Inoltre, la percentuale di pazienti che hanno descritto la propria condizione come grave o molto grave è diminuita dal 27,9% al 18,7%, mentre coloro che hanno indicato una gravità lieve o assente è aumentata dal 28,5% al 41,3%. Questo cambiamento nella percezione soggettiva dei pazienti riguardo alla loro patologia è avvenuto in un periodo di sole 12 settimane di trattamento.
Analisi delle riacutizzazioni
Un altro aspetto analizzato è stato il tasso annualizzato delle riacutizzazioni, che è sceso da 1,6 a 0,26. Romagnoli ha sottolineato come questo dato si avvicini all’assenza di riacutizzazioni. Le riacutizzazioni possono portare a un ulteriore deterioramento della funzione polmonare e aumentare il rischio di eventi cardiovascolari, come aritmie e ischemie cardiache, che possono manifestarsi fino a un anno dopo un episodio acuto. La diminuzione della frequenza delle riacutizzazioni comporta anche una riduzione dei ricoveri ospedalieri e della mortalità . La necessità di un trattamento tempestivo e adeguato è quindi fondamentale. Un’analisi a 52 settimane fornirà un quadro più completo e dettagliato sull’andamento di questi risultati.