In occasione della Giornata Internazionale dell’anziano e della Festa dei nonni, una ricerca condotta da un giovane scienziato italiano offre nuove prospettive per affrontare le neuroinfiammazioni e le malattie autoimmuni che interessano la popolazione over 65. Un team di ricerca internazionale, comprendente esperti dell’Università di Harvard, dell’Università di Stanford e dell’Università della Svizzera Italiana, ha individuato nella proteina TCF1 un elemento cruciale per la regolazione del sistema immunitario. Questo studio, pubblicato sulla rivista Immunity, vede come primo autore il ricercatore italiano Davide Mangani e dimostra il ruolo della TCF1 come un “freno naturale”, capace di prevenire l’attivazione dei linfociti Th17 in un contesto pro-infiammatorio e autoimmunitario.
La scoperta scientifica e il convegno di presentazione
Durante un’intervista, Davide Mangani ha spiegato che il suo studio verrà presentato al convegno ‘Excellence in Neuroinflammation Meeting’, in programma per il 18 ottobre 2025. La ricerca ha rivelato il meccanismo attraverso il quale l’interleuchina 23, una sostanza fondamentale per la comunicazione cellulare durante le risposte infiammatorie, attiva i linfociti Th17. Utilizzando una metafora automobilistica, Mangani ha descritto i linfociti Th17 come veicoli parcheggiati in discesa: finché rimangono fermi, non creano problemi, ma quando iniziano a muoversi, possono provocare un’infiammazione incontrollata. Sebbene fosse già noto che l’interleuchina 23 avviasse l’attivazione di questi linfociti, il meccanismo alla base di questo processo non era stato chiarito fino ad ora. La scoperta di Mangani mostra come l’interleuchina 23 rimuova il freno a mano rappresentato dalla proteina TCF1, consentendo così ai linfociti di attivarsi.
Le conseguenze dell’invecchiamento sul sistema immunitario
Con l’avanzare dell’età, il sistema immunitario degli individui tende a subire un indebolimento, rendendo gli anziani particolarmente vulnerabili a infiammazioni croniche. Le stime indicano che oltre il 30% della popolazione sopra i 65 anni soffre di queste condizioni, le quali possono favorire lo sviluppo di malattie neurodegenerative e autoimmuni. Le conseguenze di tali patologie sono significative, non solo sul piano medico, ma anche a livello sociale ed economico, con costi globali che superano i 600 miliardi di dollari all’anno.
Il futuro della ricerca e le implicazioni terapeutiche
Mangani ha sottolineato che la TCF1 svolge un ruolo fondamentale come freno naturale nelle risposte infiammatorie. La ricerca si concentra sull’analisi delle basi molecolari e cellulari delle risposte immunitarie nelle malattie infiammatorie, con l’intento di identificare e sviluppare nuove strategie terapeutiche. Attualmente associato all’Istituto di Ricerca in Biomedicina dell’Università di Bellinzona, l’esperto ha evidenziato come questa scoperta rappresenti un passo importante verso la creazione di interventi mirati per contenere la neuroinfiammazione autoimmunitaria e migliorare la qualità della vita degli anziani. Mangani ha concluso affermando che la TCF1 può essere influenzata anche da fattori esterni, come il fumo e l’alimentazione, suggerendo che modifiche negli stili di vita potrebbero contribuire a prevenire gli effetti negativi delle neuroinfiammazioni.