Flotilla: attivisti italiani tornati a casa, pensieri per chi è rimasto

Rosita Ponti

Ottobre 5, 2025

Cori, applausi e bandiere sventolanti, tra cui quelle della Palestina, hanno accolto i 18 italiani della Flotilla all’aeroporto di Fiumicino, dove sono atterrati nella notte del 5 ottobre 2025. Un altro gruppo di attivisti è giunto a Malpensa. Al grido di ‘Palestina libera’, oltre duecento persone, tra familiari, amici e sostenitori, hanno accolto con affetto gli attivisti che erano stati fermati dall’esercito israeliano e trattenuti in condizioni critiche, come denunciato da diverse fonti. La scena è stata caratterizzata da lacrime di gioia e sorrisi, riflettendo l’importanza di un gesto che ha lasciato il segno. La Flotilla, composta da oltre 40 navi, aveva come obiettivo quello di rompere il blocco marittimo su Gaza portando aiuti umanitari.

Le difficoltà legali degli attivisti

La Global Sumud Flotilla ha comunicato che non tutti gli attivisti hanno potuto incontrare i legali. “Riceviamo aggiornamenti dai legali di Adalah, l’associazione che fornisce assistenza legale agli attivisti”, ha dichiarato il portavoce della Flotilla. “Alcuni volontari rapiti in acque internazionali sono ancora detenuti illegalmente nelle carceri israeliane. Gli avvocati non hanno ancora potuto incontrare tutti i partecipanti, ma ci saranno incontri nei prossimi giorni”. La situazione legale degli attivisti continua a essere monitorata con attenzione, mentre le famiglie attendono notizie concrete.

La nave Al-Awda si ferma per avaria

Tra le 11 imbarcazioni ancora in navigazione verso Gaza, la nave Al-Awda ha dovuto interrompere il viaggio a causa di un’avaria. L’attivista Francesca Amoruso, che si trovava a bordo, ha annunciato il ritiro tramite i social media. “Ci fermiamo con rammarico. La nostra nave di supporto, Ghassan Kanafani, ha subito due avarie ed è attualmente sotto sequestro a Heraklion, in Creta”, ha spiegato Amoruso, partita da Otranto il 25 settembre. “Abbiamo perso la possibilità di unirci alle altre navi a causa di un controllo lungo da parte della Capitaneria di porto greca”. La situazione della Flotilla sta diventando sempre più complessa, con le navi che affrontano difficoltà logistiche e legali.

Le testimonianze degli attivisti

Il giornalista Saverio Tommasi, rientrato in Italia, ha raccontato le condizioni “difficili” vissute nel carcere israeliano. “A tutti sono state tolte le medicine, anche a persone con patologie gravi”, ha denunciato Tommasi. “L’acqua era quella del rubinetto e il cibo scarso. I telefoni sono stati sequestrati, ma fortunatamente avevamo salvato tutto su hard disk e inviato in redazione”. Ha anche descritto come gli attivisti siano stati trattati con disprezzo, evidenziando la gravità della situazione. Altri attivisti hanno confermato le dure condizioni di detenzione e le umiliazioni subite durante il periodo di fermo.

Rientro di Paolo Romano e il sostegno dei compagni

Il consigliere regionale del PD, Paolo Romano, atterrato a Malpensa, ha espresso gratitudine per il supporto ricevuto. “Devo molto a tutti voi e alle piazze straordinarie”, ha scritto sui social. Romano ha poi ricordato gli attivisti ancora trattenuti e i bambini di Gaza, sottolineando l’urgenza di continuare a pensare a loro. Ad accoglierlo, oltre a familiari e amici, anche la segretaria del PD Elly Schlein, che ha condiviso un momento di gioia al suo rientro. “Grazie a tutti gli attivisti della Flotilla”, ha affermato il partito, esprimendo solidarietà e sostegno.

Le accuse di maltrattamenti a Greta Thunberg

Sull’attivista svedese Greta Thunberg, giungono accuse di maltrattamenti. Tommasi ha dichiarato di averla vista con le braccia legate e di aver assistito a violenze verbali nei suoi confronti. “L’hanno picchiata e costretta a baciarsi la bandiera israeliana”, ha rivelato Ersin Celik, attivista turco. Thunberg ha riportato di essere stata disidratata e di aver subito trattamenti inumani. Il Ministero degli Esteri svedese ha confermato le sue condizioni, mentre le autorità israeliane hanno respinto le accuse come “sfacciate menzogne”, sostenendo che i diritti legali dei detenuti sono stati rispettati.

Le condizioni dei detenuti nelle carceri israeliane

Il dottor Yassine Lafram, presidente dell’Unione delle comunità islamiche d’Italia, ha descritto la situazione dei connazionali ancora detenuti. “Sono nelle peggiori carceri di Israele, a 10 km dalla Striscia”, ha affermato. “Subiscono umiliazioni e torture psicologiche, privazioni dal sonno e pasti inadeguati. Dobbiamo fare pressione per liberarli”. Le testimonianze di Lafram e di altri attivisti evidenziano la gravità della situazione e la necessità di un intervento immediato per garantire la loro sicurezza.

Il rientro degli attivisti spagnoli

Un primo gruppo di 21 spagnoli della Flotilla dovrebbe rientrare in Spagna oggi, come annunciato dal ministro degli Esteri spagnolo José Manuel Albares. “Abbiamo raggiunto un accordo con Israele per il rimpatrio”, ha dichiarato. Il governo spagnolo si è offerto di farsi carico del ritorno di tutti gli attivisti spagnoli che desiderano tornare a casa. La nave militare Furor continuerà a monitorare la situazione, mentre si attende il rientro dei cittadini iberici.

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