La polizia sta conducendo un’indagine approfondita su una presunta frode legata al Bonus Cultura, un’iniziativa che prevede l’erogazione di una carta elettronica del valore di 500 euro, destinata ai neodiciottenni per l’acquisto di libri, corsi di lingua, biglietti per concerti e altre attività culturali. Si sospetta che migliaia di euro siano stati illecitamente trasferiti su conti esteri da un’organizzazione di hacker. Le indagini sono emerse in seguito a una maxioperazione avvenuta a Firenze nel giugno 2023, che ha portato a dieci denunce e ha coinvolto diverse regioni italiane. Grazie all’utilizzo di Spid irregolari, i truffatori sono riusciti a riscuotere indebitamente il Bonus Cultura, lasciando molti legittimi beneficiari con domande rifiutate poiché il contributo era già stato erogato ad altri.
I reati contestati
L’indagine, coordinata dalla procura di Firenze, ha rivelato un quadro complesso di frodi. La polizia ha denunciato dieci persone e ha effettuato perquisizioni, sequestrando dispositivi informatici, password e PIN di numerose carte di servizi intestate a terzi. Le ipotesi di reato includono frode informatica, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e riciclaggio dei proventi illecitamente percepiti. Le operazioni hanno messo in luce l’ampiezza dell’organizzazione criminale coinvolta, che ha sfruttato vulnerabilità nel sistema di erogazione del bonus.
Le indagini
Le indagini sono partite nell’estate del 2023, dopo che 70 neodiciottenni hanno presentato denunce riguardo alla sottrazione del Bonus Cultura. Secondo quanto riportato dalla polizia, i truffatori avrebbero attivato Spid “paralleli” attraverso autorità di registrazione gestite da loro, accedendo così alla piattaforma e realizzando voucher del bonus, utilizzati presso esercizi commerciali di loro gestione. Le fatture elettroniche emesse erano false, permettendo loro di ottenere rimborsi dal ministero della Cultura per beni e servizi mai forniti. Recentemente, a Torino, la polizia postale ha scoperto 2.000 concessioni abusive, con circa 60 vittime locali. Gli indagati a Torino sono tre, mentre il numero totale di sospettati è di 15. Le autorità stanno cercando di recuperare decine di migliaia di euro.
Il danno al ministero della Cultura
Le indagini iniziali condotte dalla polizia postale di Firenze, espanse a livello nazionale, hanno portato alla scoperta di oltre 2.500 Spid irregolari utilizzati per emettere circa 2.000 voucher del Bonus Cultura, validati da sette esercenti fittizi in diverse regioni italiane. Grazie a questi accertamenti, il ministero della Cultura è riuscito a sospendere i rimborsi illecitamente richiesti, limitando così un danno economico stimato in circa 400.000 euro. Durante le perquisizioni, eseguite in collaborazione con le polizie di altre regioni, sono stati trovati numerosi elementi a sostegno delle accuse, tra cui credenziali Spid, firme digitali e documenti utilizzati per perpetrare la frode.
La falla informatica sfruttata dai truffatori
Le bande specializzate in truffe informatiche hanno approfittato di vulnerabilità nel sistema di erogazione del Bonus Cultura. Con il passaggio all’app IO, gestita da PagoPA, gli hacker sono riusciti a clonare identità digitali, accedendo a documenti e codici fiscali. Questo ha permesso loro di richiedere nuovi Spid e presentare domande per il bonus a nome dei legittimi beneficiari. I truffatori aprivano conti correnti in Italia e all’estero, spesso con la complicità di prestanome, per nascondere i proventi. Lo schema di riciclaggio seguiva un percorso complesso, transitando da vari conti, anche all’estero, prima di arrivare a conti italiani da cui prelevare i contanti. Gli investigatori sospettano che parte di questi fondi possa essere stata utilizzata per finanziare attività illecite, come il traffico di droga.