Sono le 6.29 del 7 ottobre 2023 quando una violenta offensiva di razzi, lanciati dalla Striscia di Gaza, colpisce le aree di confine israeliane. Questo attacco segna l’inizio di quella che Hamas definisce “Operazione Diluvio di al-Aqsa”. Non si tratta solo di bombardamenti, poiché anche una penetrazione di circa seimila palestinesi avviene attraverso 119 varchi aperti nella barriera che separa Gaza da Israele. Le conseguenze sono devastanti: 859 civili israeliani, 278 soldati (307 secondo altre fonti) e 57 membri delle forze dell’ordine perdono la vita nei kibbutz, tra cui Nir Oz e Kfar Aza.
L’attacco di Hamas si estende anche a un festival musicale chiamato Supernova, frequentato da circa 3.000 giovani, dove vengono uccisi 364 partecipanti. Il bilancio finale di questa giornata di terrore conta 1200 morti tra civili e militari israeliani e 250 persone rapite. Le testimonianze di abusi e violenze su donne israeliane emergono in seguito, aggiungendo un ulteriore strato di orrore a questa crisi.
L’attacco e l’inizio del conflitto armato
L’azione di Hamas viene giustificata come una risposta alle provocazioni delle forze israeliane, in particolare a quelle avvenute nella Moschea al-Aqsa di Gerusalemme e alle violenze nei campi profughi della Cisgiordania. Questo attacco avviene in un giorno simbolico, il cinquantesimo anniversario dello scoppio della guerra arabo-israeliana del 1973. In risposta, Israele dichiara guerra per la prima volta in cinque decenni, avviando una campagna militare di distruzione sistematica della Striscia di Gaza. La guerra che segue porta a due anni di violenza e massacri, con oltre 67.000 morti e quasi 167.000 feriti, in gran parte donne e bambini. Studi indipendenti suggeriscono che il numero reale delle vittime potrebbe essere ancora più elevato.
Situazione degli ostaggi e stime attuali
A distanza di due anni dal massacro, rimangono 48 ostaggi prigionieri nella Striscia di Gaza. Israele stima che 20 di loro siano ancora vivi, sebbene il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, abbia recentemente suggerito che il numero potrebbe essere inferiore. La morte di almeno 26 ostaggi è stata confermata, mentre ci sono forti preoccupazioni per le condizioni di altri due. Finora, 140 ostaggi sono stati rilasciati vivi attraverso scambi o accordi, e 58 corpi sono stati rimpatriati, di cui 47 a seguito di operazioni militari dell’IDF e 8 restituiti da Hamas. Tre ostaggi, Alon Shamriz, Yotam Haim e Samer Talalka, sono stati uccisi nel dicembre 2023 a causa di fuoco amico dopo essere riusciti a fuggire. Le forze armate israeliane hanno liberato otto rapiti vivi.
Reazioni internazionali all’attacco
Il Segretario Generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha definito l’attacco del 7 ottobre un “atroce attacco terroristico”, sottolineando che “l’orrore di quel giorno buio rimarrà per sempre impresso nella memoria di tutti noi”. Ha esortato al rilascio immediato e incondizionato degli ostaggi, evidenziando la catastrofe umanitaria in corso. Anche la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha dichiarato che il giorno dell’attacco rimarrà “nell’infamia della storia”, sottolineando il numero di vittime e la continua detenzione di ostaggi nei tunnel di Gaza.
Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha affermato che “la ferita è rimasta aperta”, sostenendo il diritto di Israele all’autodifesa, ma criticando la reazione come sproporzionata. Infine, il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha descritto l’attacco come “disumano e ingiustificabile”, riferendosi alla violenza perpetrata contro civili e migranti durante la celebrazione della Simchat Torah.