7 ottobre: due anni di conflitti e violenze nel contesto attuale

Rosita Ponti

Ottobre 7, 2025

Un drammatico bilancio di oltre 1200 israeliani massacrati, violentati o uccisi a sangue freddo in sole 24 ore ha scosso profondamente Israele. Si segnalano anche 250 sequestri. La brutale offensiva di Hamas ha scatenato una reazione immediata da parte di Israele, il cui obiettivo principale è Gaza.

Le conseguenze dei bombardamenti su Gaza

Dall’inizio dei raid aerei intensivi, le vittime includono sia i militanti che i civili della Striscia di Gaza. Le città sono sistematicamente devastate, costringendo la popolazione a fuggire in un continuo esodo. La comunità internazionale osserva con crescente preoccupazione la situazione. Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) cercano di assediare ciò che rimane di Hamas, aprendo i valichi per gli aiuti umanitari a intermittenza. L’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) si erge come uno dei principali critici di Israele, denunciando l’uso della fame come arma di guerra. Vengono colpite strutture civili come chiese, moschee, scuole e ospedali. Israele accusa Hamas di utilizzare i civili come scudi umani. I dati parlano chiaro: in due anni, il numero dei morti nella Striscia di Gaza ha raggiunto quasi 70.000, mentre i feriti ammontano a 170.000.

Il conflitto con Hezbollah e le operazioni in Libano

Parallelamente all’operazione contro Hamas, il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha indirizzato la sua attenzione anche verso Hezbollah in Libano. Le azioni israeliane includono bombardamenti e attacchi mirati, come l’esplosione di cercapersone di migliaia di militanti di Hezbollah. L’escalation culmina con un’invasione terrestre del Libano e l’uccisione del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, a Beirut, stanato in un bunker attraverso bombardamenti di precisione. Questo conflitto ha causato oltre 550 vittime tra i libanesi.

Le tensioni regionali e l’intervento in Siria

La situazione nel Medio Oriente è in continua evoluzione, con Israele che colpisce anche lo Yemen, da dove i gruppi Houthi lanciano missili contro le città israeliane e le navi nel Mar Rosso. Nel frattempo, un altro regime, quello di Bashar al-Assad in Siria, collassa sotto la pressione di una brigata considerata jihadista. Israele sfrutta questa opportunità per stabilire una “zona cuscinetto” nel territorio siriano, occupando le alture del Golan.

L’escalation con l’Iran e il raid in Qatar

Netanyahu si prepara a colpire il suo nemico storico, Iran. Israele avvia un’escalation con Teheran che sfocia in una guerra di 12 giorni, durante la quale, con il supporto delle forze americane, lancia un attacco per fermare il programma nucleare iraniano. Si tratta di un’operazione senza precedenti, il cui esito rimane incerto ma che evidenzia la vulnerabilità di Teheran.

In questo contesto, anche il Qatar, che ha finanziato Hamas e ha svolto un ruolo chiave nei negoziati, diventa un obiettivo. Un raid israeliano colpisce un edificio a Doha, dove membri di Hamas erano impegnati nella trattativa per il rilascio degli ostaggi. Tuttavia, questa azione provoca tensioni: il Qatar è anche un alleato strategico degli Stati Uniti, e Donald Trump chiede a Netanyahu di interrompere le ostilità e di scusarsi, almeno con l’emiro Al Thani. Dopo due anni di conflitti, gli analisti iniziano a parlare di una pace potenzialmente realizzabile, ma i termini e gli equilibri necessitano ancora di chiarimenti.

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