Il 7 ottobre 2025 ha dato il via alla Settimana della Dislessia, un’iniziativa di grande rilevanza promossa dall’Associazione Italiana Dislessia. L’obiettivo principale di questa manifestazione è quello di aumentare la consapevolezza riguardo al disturbo della dislessia e di promuovere una scuola inclusiva. Attraverso eventi e attività, si intende valorizzare le capacità di tutti gli studenti, con particolare attenzione a coloro che sono affetti da dislessia, spesso erroneamente considerati “svogliati” o “pigri”. Oggi, grazie a strumenti diagnostici più sofisticati e a una legislazione specifica, questi ragazzi hanno diritto a un percorso educativo personalizzato e adeguato.
Comprendere la dislessia
La dislessia è un disturbo specifico dell’apprendimento di origine neurobiologica, che impatta sulla capacità di lettura. Non è da considerarsi una malattia né un deficit intellettivo, bensì una differenza nel funzionamento cerebrale che rende la lettura più difficile. Gli esperti avvertono che non è corretto affermare che ci siano più casi di dislessia oggi rispetto al passato. Già negli anni Cinquanta, ricerche condotte da Rutter e Yule avevano indicato una prevalenza stabile di questo disturbo, attorno al 5-8% della popolazione scolastica. La vera innovazione risiede nella crescente capacità di riconoscere e diagnosticare la dislessia, permettendo così a molti ragazzi di ricevere l’aiuto necessario.
Normativa italiana sui disturbi specifici dell’apprendimento
A partire dal 2010, l’Italia ha implementato una cornice normativa che riconosce i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) e offre protezione agli studenti colpiti. La Legge 170 del 2010 ha rappresentato un cambiamento significativo, stabilendo che i ragazzi con dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia hanno diritto a un’istruzione personalizzata e a strumenti adeguati. In aggiunta a questa legge, il decreto ministeriale 5669 del 2011 e le Linee Guida del Ministero dell’Istruzione definiscono le modalità operative, incluse la redazione del Piano Didattico Personalizzato (PDP) e la collaborazione tra scuola e famiglia. Secondo gli esperti, queste normative hanno trasformato l’ambiente scolastico, rendendolo un luogo in cui ogni studente può esprimere al meglio le proprie potenzialità.
Il ruolo della certificazione DSA
La certificazione di DSA, rilasciata dal Servizio Sanitario Nazionale o da centri accreditati, è cruciale per garantire che la scuola attui le misure previste dalla normativa, come il Piano Didattico Personalizzato. Questo documento non è solo un’etichetta, ma una garanzia di tutela dei diritti dello <strong studente. La legge consente anche alla scuola di predisporre un PDP prima della certificazione, qualora emergano difficoltà evidenti. Questo approccio assicura che il diritto del bambino a non rimanere indietro non sia subordinato all’attesa di documenti formali.
Impatto della mancata attuazione dei diritti
Quando il Piano Didattico Personalizzato non viene redatto, è incompleto o non applicato, gli studenti possono percepire la scuola come un ambiente esclusivo. Tale situazione può generare ansia, perdita di autostima e rifiuto scolastico. Le famiglie hanno il diritto di richiedere chiarimenti, presentare segnalazioni e, se necessario, avviare ricorsi presso le autorità competenti. Ricerche recenti evidenziano che i bambini dislessici e i loro genitori affrontano non solo le difficoltà legate all’apprendimento, ma anche un notevole carico emotivo e psicologico. I genitori, in particolare, riportano livelli di stress elevati e una qualità di vita spesso compromessa, specialmente durante la diagnosi e nel supporto quotidiano.
Supporto per le famiglie
È essenziale che anche le famiglie ricevano supporto da professionisti specializzati, in grado di fornire aiuti mirati. Questo approccio permette ai genitori di riconsiderare il proprio ruolo e di costruire relazioni più serene e produttive, in cui la crescita del ragazzo è sostenuta da una rete di alleanze. Un’identità solida si sviluppa attraverso la coerenza tra le esperienze vissute a casa e quelle affrontate all’esterno, creando un contesto di riconoscimento e ascolto che consente ai ragazzi di valorizzare le proprie caratteristiche in un ambiente di scambio attivo e non competitivo.