L’Associazione Medici di Origine Straniera in Italia (Amsi), l’Unione Medica Euromediterranea (Umem), il Movimento Internazionale Uniti per Unire e Aisc News Internazionale hanno espresso il loro sostegno al piano della Regione Lombardia, che prevede l’arrivo di 210 infermieri provenienti dall’Uzbekistan entro i primi mesi del 2026. Questo progetto si inserisce in un programma di cooperazione sanitaria internazionale, mirato a fronteggiare la crescente carenza di personale nel settore sanitario italiano.
Il presidente dell’Amsi, il professor Foad Aodi, ha commentato positivamente l’iniziativa, sottolineando come essa rappresenti un passo significativo nel processo di integrazione dei professionisti sanitari di origine straniera nel Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Aodi, che è anche medico fisiatra e giornalista internazionale, ha evidenziato il valore che questi professionisti possono apportare al sistema sanitario italiano, soprattutto in un momento di crisi per quanto riguarda il personale.
La richiesta della Lombardia e il ruolo di amsi
Negli ultimi anni, diverse regioni e strutture sanitarie private hanno cercato la collaborazione di Amsi e Uniti per Unire per sviluppare progetti di reclutamento e integrazione di professionisti sanitari stranieri. L’iniziativa con l’Uzbekistan si aggiunge a una serie di percorsi di cooperazione internazionale già avviati da altre regioni italiane, in cui le associazioni guidate da Aodi hanno svolto un ruolo centrale. Aodi ha espresso soddisfazione per il riconoscimento da parte delle istituzioni regionali e nazionali del contributo dei professionisti di origine straniera, auspicando un coinvolgimento attivo in strategie a lungo termine.
Professionisti sanitari stranieri, una risorsa da integrare
Il professor Aodi ha rimarcato l’importanza di non relegare i professionisti stranieri a ruoli marginali o di ripiego. Ha ribadito la necessità di valorizzare coloro che hanno intrapreso percorsi di formazione e lavoro in Italia, rispettando le normative vigenti. La sua esperienza, testimoniata dalla sua elezione ripetuta all’Ordine dei Medici di Roma, dimostra come la collaborazione istituzionale possa basarsi su legalità e competenza. Aodi ha anche espresso gratitudine verso i presidenti della FNOPI e della FNOMCeO, sottolineando l’importanza di costruire collaborazioni concrete nel settore sanitario.
Formazione, lingua e competenze al centro
Il progetto della Regione Lombardia prevede un percorso di formazione clinica e teorica per gli infermieri di Tashkent e Samarcanda, che dovrà essere accompagnato da un’adeguata formazione linguistica e integrazione culturale. Aodi ha avvertito che il reclutamento da solo non basta e che è essenziale una vera sinergia tra Governo, Regioni, FNOPI, FNOMCeO, ordini professionali e sindacati. Solo attraverso un approccio integrato i professionisti sanitari potranno sentirsi parte del sistema e garantire un alto standard qualitativo nelle cure.
La carenza di infermieri e i numeri aggiornati
Secondo i dati forniti dalla FNOPI, l’Italia sta affrontando una carenza di circa 70.000 infermieri, una situazione che ha ripercussioni sulle liste d’attesa e sull’accesso ai servizi sanitari. La Lombardia, che guida il progetto con l’Uzbekistan, è la regione con il maggior numero di professionisti di origine straniera, con 4.336 infermieri e oltre 8.000 tra medici e infermieri registrati al 31 luglio 2025. A livello nazionale, Amsi ha registrato la presenza di 123.810 professionisti sanitari stranieri, tra cui 49.500 medici e 45.200 infermieri.
Un esercito che non esercita
Nonostante i numeri incoraggianti, persiste un grave problema: 11.300 tra infermieri e fisioterapisti stranieri in Italia non riescono a esercitare la professione. Un quarto di loro ha ricevuto un rifiuto formale per il riconoscimento dei titoli, mentre la maggior parte non ha mai presentato domanda a causa di una burocrazia complessa e costi elevati. Attualmente, circa il 75% dei professionisti sanitari stranieri lavora nel settore privato, privando il sistema pubblico di competenze fondamentali.
Le regioni dove la domanda di professionisti sanitari è cresciuta di più
Nel 2024, la richiesta di personale sanitario ha registrato un incremento del 35% in diverse regioni, tra cui Veneto, Lombardia, Piemonte, Lazio e Sicilia. Questa crescita evidenzia come la questione della carenza di personale non sia più un’emergenza temporanea, ma un problema strutturale che richiede interventi mirati e sostenibili.
Aodi ha concluso affermando che i professionisti sanitari di origine straniera non devono essere considerati come una soluzione temporanea, ma come una risorsa fondamentale per il futuro della sanità italiana. Ha esortato a implementare percorsi rapidi per il riconoscimento dei titoli e a garantire formazione linguistica e scientifica, per assicurare continuità e qualità nelle cure. La sanità italiana ha bisogno di valorizzare e integrare queste competenze per affrontare le sfide future.
Riepilogo dati chiave (aggiornati al 31 luglio 2025)
• Mancano 70.000 infermieri in Italia (FNOPI)
• Presenti 123.810 professionisti sanitari stranieri (Amsi)
• Lombardia: 4.336 infermieri stranieri, oltre 8.000 tra medici e infermieri
• Dal 2020 a oggi: 18.860 infermieri e 8.900 medici entrati con Decreti Cura Italia e Ucraina
• 5.220 reparti e servizi salvati grazie ai professionisti stranieri (2023-2025)
• 11.300 tra infermieri e fisioterapisti stranieri in Italia non esercitano per mancato riconoscimento dei titoli
• Il 75% dei professionisti stranieri in Italia non lavora nel pubblico