Dopo un lungo periodo di attesa e battaglie legali, il Comitato etico ha finalmente dato il suo parere favorevole alla richiesta di Ada, una donna di 44 anni originaria della Campania, affetta da SLA. L’annuncio ha generato una forte emozione in lei, che ha dichiarato di sentirsi sollevata e pronta a vivere il presente senza più timori riguardo alla sua malattia. “La SLA ha perso, io ho vinto”, ha affermato Ada, sottolineando l’importanza di questo riconoscimento per la sua vita e il suo corpo. La donna ha espresso il desiderio che altre persone in situazioni simili possano un giorno esercitare il diritto di decidere senza dover affrontare una lotta estenuante.
Comunicazione dell’azienda sanitaria
Il 7 ottobre 2025, l’azienda sanitaria ha comunicato che procederà con l’individuazione del farmaco necessario e delle modalità per l’autosomministrazione. Secondo quanto riportato dall’ASL, Ada ha soddisfatto tutti i requisiti richiesti dalla sentenza Cappato e, se lo desidererà , potrà avvalersi dell’aiuto alla morte volontaria nel rispetto delle garanzie costituzionali. Questa notizia è stata diffusa dall’associazione Luca Coscioni, che ha seguito il caso con attenzione.
Ricorso e supporto legale
Dopo un iniziale diniego da parte dell’ASL, Ada aveva presentato un ricorso d’urgenza al tribunale di Napoli, assistita dall’avvocata Filomena Gallo, Segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni. Durante l’ultima udienza, è stata concordata una nuova valutazione delle sue condizioni di salute. Negli ultimi giorni, Ada ha deciso di rivelare la sua identità e la sua storia attraverso un video, in cui la sorella Celeste ha letto le sue parole, poiché la donna non è più in grado di parlare a causa della progressione della malattia.
Le sfide della SLA
Diagnosticata nel giugno 2024, la SLA ha rapidamente compromesso le capacità comunicative e motorie di Ada. Attualmente, la donna è costretta a utilizzare un puntatore oculare per esprimersi e dipende completamente dall’assistenza dei suoi familiari per le attività quotidiane. L’associazione Coscioni ha sottolineato che senza i suoi caregiver, Ada non sarebbe in grado di alimentarsi, bere, assumere le terapie necessarie e svolgere le funzioni vitali, rischiando così una morte atroce e dolorosa. La sua storia mette in luce le sfide affrontate da chi vive con malattie neurodegenerative e la necessità di un supporto adeguato.