Il panorama del commercio mondiale sta attraversando una fase di forte tensione, in particolare tra Cina e Stati Uniti. Il 12 ottobre 2025, Pechino ha ribadito la sua posizione intransigente riguardo alle minacce di nuovi dazi imposte dall’amministrazione Trump, che entreranno in vigore il 1 novembre. La Cina, forte del suo predominio nel settore delle terre rare, rappresenta circa il 70% della produzione globale di questi materiali e il 90% di quelli lavorati, utilizzando questa posizione strategica come leva nelle trattative con Washington.
La posizione della Cina sulle terre rare
La Cina ha dimostrato di essere consapevole dell’importanza cruciale delle terre rare nel contesto della tecnologia moderna e della transizione energetica. Questi materiali sono essenziali per la produzione di una vasta gamma di dispositivi, dai telefoni cellulari alle turbine eoliche. La decisione di Pechino di non farsi intimidire dalle minacce di dazi è un chiaro segnale della sua determinazione a mantenere il controllo su una risorsa così strategica. Le autorità cinesi hanno dichiarato che “minacciare dazi non è il metodo giusto per trattare”, evidenziando la loro volontà di affrontare eventuali escalation nel conflitto commerciale.
Il governo cinese sta quindi preparando il terreno per una possibile escalation, facendo trapelare che non si tirerà indietro di fronte a una guerra commerciale. Questo atteggiamento potrebbe avere ripercussioni significative non solo per le relazioni bilaterali tra Cina e Stati Uniti, ma anche per l’intero mercato globale delle terre rare. Le aziende americane, fortemente dipendenti da queste risorse, potrebbero trovarsi in difficoltà se le forniture dovessero essere interrotte o se i costi dovessero aumentare a causa dei dazi.
Le conseguenze per gli Stati Uniti
L’amministrazione Trump, affrontando il rischio di un conflitto commerciale aperto, potrebbe trovarsi costretta a riconsiderare la sua strategia. La pressione esercitata dalle aziende americane, che dipendono dalle terre rare cinesi, potrebbe spingere il presidente a scendere a compromessi. Le conseguenze di una guerra commerciale non riguarderebbero solo i due paesi, ma si estenderebbero a livello globale, influenzando i mercati e le catene di approvvigionamento.
Il 1 novembre si avvicina rapidamente, e con esso la possibilità di un’ulteriore escalation delle tensioni. Le aziende e gli analisti stanno monitorando con attenzione gli sviluppi, consapevoli che la situazione potrebbe cambiare rapidamente. In questo contesto, la diplomazia diventa fondamentale per evitare una crisi che potrebbe avere effetti devastanti su entrambe le economie e sull’intero sistema commerciale internazionale.