La posizione della Cina riguardo alla guerra commerciale si è dimostrata chiara e ferma: “Non la desideriamo, ma non temiamo le sue conseguenze”. Questa dichiarazione è stata rilasciata da un portavoce del ministero del Commercio il 10 ottobre 2025, in risposta all’annuncio del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Il leader americano ha comunicato l’intenzione di imporre un dazio del 100% su prodotti cinesi e di attuare un controllo dell’export su software critici, come reazione alle recenti restrizioni cinesi sulle esportazioni di terre rare e prodotti correlati.
La Cina ha quindi puntato il dito contro gli Stati Uniti, accusandoli di essere responsabili dell’escalation della tensione commerciale. Questa recrudescenza è avvenuta nonostante i tentativi di dialogo tra le due nazioni, che hanno visto colloqui bilaterali complessi e articolati.
Le accuse di Pechino
Pechino ha lanciato accuse di “doppio standard” nei confronti degli Stati Uniti, sostenendo che Washington ha intensificato le misure economiche contro la Cina a partire da settembre. Un portavoce anonimo del ministero del Commercio ha dichiarato che le affermazioni statunitensi rappresentano un chiaro esempio di tale comportamento. “Queste azioni hanno danneggiato gravemente gli interessi della Cina e hanno compromesso seriamente il clima di dialogo economico e commerciale tra le due nazioni”, si legge in una nota ufficiale. Il ministero ha inoltre avvertito che minacciare tariffe elevate non rappresenta un metodo costruttivo per interagire con Pechino. È stato specificato che, qualora gli Stati Uniti continuassero su questa strada, la Cina adotterà misure di risposta per tutelare i propri diritti e interessi legittimi.
L’annuncio di Trump e le strategie dei due paesi
Nell’annuncio di venerdì scorso, Trump ha comunicato l’intenzione di implementare controlli all’export “su larga scala” riguardanti “praticamente ogni prodotto”, inclusi i software critici. Queste nuove misure, come indicato in un post sui social, entreranno in vigore entro il primo novembre. La decisione di Trump è stata motivata dalla reazione alle restrizioni cinesi, che hanno ampliato il controllo delle esportazioni di terre rare e tecnologie correlate, oltre a materiali e attrezzature per la produzione di batterie.
In aggiunta, la Cina ha avviato un’indagine antitrust contro Qualcomm, un importante produttore californiano di microchip, e ha introdotto “tasse speciali” sulle navi di proprietà o gestione americana che attraccano nei porti cinesi. Questa mossa è stata vista come una risposta diretta alle misure statunitensi, in vigore dal 14 ottobre. Gli analisti hanno interpretato le azioni di Pechino come una strategia per aumentare il proprio peso negoziale in vista del previsto incontro tra Trump e Xi Jinping in Corea del Sud, previsto per la fine del mese, durante il forum Apec. In un primo momento, Trump ha espresso dubbi sull’opportunità dell’incontro, definendo l’atteggiamento cinese “ingiustificato”, ma successivamente ha corretto il tiro, affermando che probabilmente l’incontro si terrà .
Il ministero del Commercio cinese ha dichiarato che l’impatto delle nuove restrizioni sulle terre rare sulle catene di approvvigionamento sarà “estremamente limitato” e ha rassicurato le aziende, affermando che le applicazioni per uso civile conformi alle normative saranno approvate, mentre quelle destinate all’uso militare saranno soggette a divieti.