Il delitto di Garlasco si collega all’inchiesta sul presunto “sistema Pavia”

Veronica Robinson

Ottobre 12, 2025

L’inchiesta che coinvolge la procura di Brescia, nota come “sistema Pavia“, si arricchisce di nuovi sviluppi legati al delitto di Garlasco. Questo intreccio emerge dalla documentazione che ha coinvolto l’ex procuratore Mario Venditti e il pubblico ministero Pietro Paolo Mazza, attualmente a Milano. Entrambi sono accusati di corruzione e peculato, con contestazioni che riguardano un valore di 750mila euro e una flotta di auto di lusso. Gli inquirenti stanno ora esaminando la documentazione relativa agli acquisti e ai pagamenti di veicoli, sia per uso personale che per i familiari, compresi aspetti come la manutenzione e i costi associati.

La procura di Brescia ha focalizzato la propria attenzione su uno specifico ambiente di lavoro, descritto come “stanzone”, dove si svolgevano le operazioni di ascolto. Questo spazio era gestito da Pietro Paolo Mazza e da un gruppo di carabinieri di polizia giudiziaria, molti dei quali erano considerati uomini di fiducia di Mario Venditti, che ha ricoperto il ruolo di capo della procura dal 2018 al 2021. Giampiero Ezzis, un militare del nucleo informativo, ha testimoniato che chi godeva della fiducia di Venditti riceveva vantaggi, mentre gli altri venivano emarginati. Altre dichiarazioni sono arrivate dall’ex carabiniere Spoto, il quale ha rivelato che Venditti esercitava pressioni per accelerare le intercettazioni, con l’intento di archiviare i casi rapidamente.

La presunta rete di Venditti

Secondo quanto riportato da La Repubblica, l’ex maresciallo Antonio Scoppetta, già condannato per corruzione, e Silvio Sapone, ritenuto il luogotenente di Venditti, avrebbero avuto un ruolo predominante nell’ufficio. Scoppetta, descritto come un individuo con un “portafoglio sempre gonfio di soldi”, e Sapone, noto per la sua mancanza di interesse investigativo, avrebbero esercitato un’influenza significativa sulle operazioni. Anche Maurizio Pappalardo, ex maggiore, era presente regolarmente nello stanzone, accedendo a fascicoli investigativi senza avere il titolo per farlo. Cristiano D’Arena, titolare di Esitel, che forniva servizi di ascolto, era un altro personaggio chiave, poiché gestiva anche il noleggio di auto per le indagini.

Questo scenario ha sollevato preoccupazioni per la sua anomalia, con la procura di Brescia che sta indagando su possibili irregolarità e conflitti di interesse. I legami tra i membri della squadra e le loro attività hanno sollevato interrogativi su come le indagini siano state condotte e sulla trasparenza delle operazioni.

Le dichiarazioni di Spoto sulle intercettazioni

Giuseppe Spoto, ex carabiniere, ha rivelato che gli furono richieste trascrizioni delle intercettazioni con urgenza, per facilitare l’archiviazione di un caso. Questa pressione da parte di Venditti ha sollevato dubbi sulla correttezza delle trascrizioni, che potrebbero essere state effettuate in modo affrettato. Durante il suo interrogatorio, Spoto ha confermato che le intercettazioni della famiglia Sempio, che riguardavano l’omicidio di Chiara Poggi, furono gestite in modo poco accurato, con potenziali errori nelle trascrizioni.

Spoto ha anche confermato di non conoscere le motivazioni per cui Sapone avesse parlato con Sempio prima della notifica dell’invito a comparire, e ha descritto le operazioni di installazione delle microspie sulla vettura della famiglia Sempio come problematiche, con discrepanze temporali emerse nelle indagini.

Il padre di Sempio e le informazioni sul Dna

Giuseppe Sempio, padre di Andrea, ha testimoniato riguardo alle informazioni sul Dna di suo figlio emerse durante le indagini. Durante un incontro con gli avvocati, gli fu suggerito di contattare Luciano Garofano, un esperto nel campo, per chiarire la situazione. La testimonianza ha messo in luce come la famiglia avesse già accesso a informazioni cruciali prima dell’invito a comparire di Andrea, il che solleva interrogativi sulla trasparenza delle comunicazioni tra la famiglia e i legali.

Le domande poste dagli investigatori hanno evidenziato la necessità di chiarire come la famiglia Sempio fosse in possesso di dettagli sulle consulenze legali prima della formalizzazione degli atti. Questo aspetto è al centro dell’indagine, con la procura che cerca di determinare se vi siano stati scambi di informazioni inappropriati tra le parti coinvolte.

Le indagini continuano a svilupparsi, con l’attenzione rivolta a chiarire i legami tra i protagonisti e la correttezza delle procedure adottate durante le indagini sul caso Garlasco.

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