Le guerre di Netanyahu: due anni di conflitti e devastazioni in Medio Oriente

Veronica Robinson

Ottobre 13, 2025

Almeno 70mila persone hanno perso la vita a Gaza a causa del conflitto in corso, che ha visto Israele intensificare le sue operazioni militari non solo all’interno dei territori palestinesi, ma anche in altri paesi della regione. Le forze israeliane hanno colpito obiettivi in Libano, Yemen, Siria e Iran, estendendo il raggio delle loro azioni belliche. Inoltre, le tensioni hanno raggiunto anche il Qatar, un paese noto per il suo ruolo di mediatore e alleato dell’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.

Il contesto del conflitto a Gaza

Gaza è attualmente al centro di una crisi umanitaria senza precedenti, con un numero di vittime che continua a crescere. Le operazioni militari israeliane, avviate in risposta a ripetuti attacchi da parte di gruppi armati, hanno portato a una devastazione significativa. Le infrastrutture sono state gravemente danneggiate e le condizioni di vita per i residenti sono diventate insostenibili. La comunità internazionale sta seguendo con attenzione gli sviluppi, ma le risposte politiche sono state lente e spesso insufficienti.

Il conflitto ha avuto ripercussioni anche oltre i confini di Gaza. Le forze israeliane hanno effettuato bombardamenti mirati in Libano, dove Hezbollah ha risposto con attacchi al suolo, intensificando ulteriormente le tensioni tra i due paesi. Il Yemen, già devastato da anni di guerra civile, ha visto un incremento delle azioni militari, mentre la Siria e l’Iran sono state coinvolte in un contesto di alleanze e rivalità regionali.

Le reazioni internazionali

Le reazioni della comunità internazionale sono state variegate. Alcuni paesi hanno condannato le azioni di Israele, chiedendo un immediato cessate il fuoco e l’apertura di canali umanitari per soccorrere la popolazione di Gaza. Altri, invece, hanno espresso solidarietà nei confronti di Israele, sostenendo il diritto alla difesa. Il Qatar, in particolare, ha cercato di svolgere un ruolo di mediazione, cercando di facilitare un dialogo tra le parti in conflitto.

Le organizzazioni umanitarie stanno lanciando appelli per aumentare gli aiuti nella regione, ma le operazioni di soccorso sono ostacolate dalla situazione di instabilità e dalla difficoltà di accesso. La popolazione civile, già provata da anni di conflitti, si trova ora a fronteggiare una crisi alimentare e sanitaria di proporzioni allarmanti.

Con l’avvicinarsi della fine dell’anno, il panorama geopolitico nella regione continua a evolversi, con la speranza che possano emergere soluzioni diplomatiche che portino a una cessazione delle ostilità e a una stabilità duratura.

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