Ottobre Rosa: iniziative per la prevenzione del carcinoma cervicale con vaccino anti-HPV e screening diagnostico

Veronica Robinson

Ottobre 13, 2025

Il carcinoma della cervice uterina si conferma come uno dei tumori ginecologici più prevenibili grazie a strategie di screening e a programmi di vaccinazione contro il virus HPV. Tuttavia, la partecipazione a tali programmi non è uniforme sul territorio italiano. L’ostetrica Paola Lubinu, rappresentante della Federazione Nazionale degli Ordini della Professione Ostetrica (FNOPO), sottolinea l’importanza di un’integrazione tra prevenzione primaria e secondaria per salvaguardare la salute delle donne.

Il carcinoma cervicale e la sua prevenzione

Il carcinoma della cervice uterina è una patologia che, se diagnosticata precocemente, può essere affrontata con elevati tassi di successo. Durante l’Ottobre Rosa, Paola Lubinu ha affermato che “lo screening e la vaccinazione hanno un impatto straordinario sulla riduzione della mortalità”. Il Papilloma Virus umano (HPV) è il principale responsabile di questa forma di cancro, e le Linee Guida europee raccomandano vivamente la vaccinazione per gli adolescenti, oltre all’impiego dell’HPV-test per le donne a partire dai 30 anni.

In Italia, il programma di screening attivo prevede diverse modalità: il Pap-test ogni tre anni per le donne tra i 25 e i 29 anni non vaccinate, e l’HPV-test ogni cinque anni per le donne di età compresa tra i 30 e i 64 anni. Anche le donne vaccinate in adolescenza devono sottoporsi all’HPV-test a partire dai 30 anni. Lubinu ha evidenziato che nei Paesi con programmi di screening ben strutturati, si è registrata una riduzione drastica dei casi di tumore invasivo, con una diminuzione della mortalità e dell’incidenza superiore al 70%.

Barriere all’adesione ai programmi di screening

Nonostante i chiari benefici, la partecipazione delle donne ai programmi di screening è insufficiente. Paola Lubinu ha messo in evidenza che la mancanza di informazioni adeguate, le difficoltà di accesso ai servizi e fattori culturali rappresentano ostacoli significativi. I dati del progetto PASSI per il biennio 2023-2024 indicano una copertura media del 78%, ma con notevoli differenze tra le regioni del Nord e del Sud Italia.

La pandemia di COVID-19 ha ulteriormente aggravato la situazione, causando un rallentamento tanto nell’offerta quanto nella partecipazione ai programmi di screening. L’ostetrica ha sottolineato l’urgenza di recuperare i ritardi accumulati per garantire diagnosi tempestive e opportunità di cura.

L’importanza dell’educazione sanitaria

La prevenzione del carcinoma cervicale non si limita a test e vaccinazioni. È fondamentale creare una rete informativa continua e diffusa, che comprenda campagne di sensibilizzazione e programmi educativi nelle scuole, rivolti non solo alle ragazze ma anche agli adolescenti maschi. Lubinu ha evidenziato il ruolo cruciale delle ostetriche nel supportare le donne in questo percorso, promuovendo la consapevolezza e l’adesione ai programmi di screening.

Collaborazione multidisciplinare nella lotta al carcinoma cervicale

Affrontare il carcinoma della cervice uterina richiede un approccio multidisciplinare che coinvolga diversi professionisti del settore sanitario, tra cui ginecologi, ostetriche, oncologi, virologi, psicologi e operatori sanitari. Solo attraverso una collaborazione efficace è possibile garantire che la prevenzione, la diagnosi e le cure siano accessibili e realmente efficaci per tutte le donne, contribuendo a ridurre disuguaglianze e ritardi nell’intervento.

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