Tre incontri di pace, tre insuccessi: un conflitto ancora irrisolto

Veronica Robinson

Ottobre 13, 2025

Una lunga sequenza di tentativi per raggiungere la pace in Medio Oriente ha visto protagonisti i presidenti americani, che, sotto i riflettori, hanno cercato di infondere speranza, spesso tradita.

Accordi di Camp David

Il 17 settembre 1978, il presidente democratico JIMMY CARTER riesce a ottenere gli accordi di Camp David, dopo dodici giorni di negoziati segreti nella sua residenza di campagna. Questo storico accordo segna la pace tra Egitto e Israele, frutto della guerra del Kippur. La scena è caratterizzata da strette di mano, sorrisi e abbracci, e il momento culminante viene trasmesso in diretta televisiva, raggiungendo milioni di spettatori. Tuttavia, la questione dello status di Gaza e della Cisgiordania rimane incerta. L’impegno di Carter per la conciliazione gli varrà il Nobel per la pace nel 2002.

Accordi di Oslo

Un altro episodio significativo si verifica il 13 settembre 1993, quando il premier israeliano RABIN e il leader palestinese ARAFAT si stringono la mano alla Casa Bianca, sotto la regia del presidente BILL CLINTON. Questo incontro segna la firma degli accordi di Oslo. L’anno successivo, entrambi i leader ricevono il Nobel per la Pace per i loro sforzi. Tuttavia, la storia di Rabin si conclude tragicamente: il 4 novembre 1995, viene assassinato da un colono israeliano estremista. Dopo la sua morte, il politico NETANYAHU, contrario agli accordi di Oslo, vince le elezioni anticipate.

Vertice di Camp David del 2000

Nel luglio del 2000, sempre sotto la presidenza di Clinton, si svolge un nuovo vertice a Camp David, con la partecipazione del premier israeliano BARAK e di Arafat. Nonostante due settimane di trattative, il summit si conclude senza risultati concreti, contribuendo all’esplosione della seconda Intifada nel settembre dello stesso anno.

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