L’attentato avvenuto nei confronti del giornalista Sigfrido Ranucci, giovedì 2 gennaio 2025, a Campo Ascolano, nei pressi di Roma, non è considerato un semplice atto vandalico dagli inquirenti. Si sospetta che si tratti di un’intimidazione legata alla sua attività professionale. L’ordigno ha danneggiato gravemente le auto del conduttore di Report, e le indagini sono state affidate alla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, che collabora con i carabinieri del Nucleo Investigativo e i RIS per chiarire i dettagli e il movente dell’attacco. Diverse piste sono attualmente in esame, tutte connesse a contesti già affrontati dalla trasmissione di Ranucci, inclusi ambienti della criminalità organizzata, frange dell’estrema destra e gruppi di tifosi ultras. Ranucci ha commentato che l’episodio potrebbe essere un avvertimento legato a un’inchiesta futura, non ancora trasmessa, ma ricollegabile a quanto già trattato in precedenza. Questo evento ha suscitato un forte allarme nel panorama istituzionale e nella società civile, con dichiarazioni che definiscono l’accaduto come un attacco diretto alla libertà di informazione.
L’esplosione davanti casa: cosa è successo a Pomezia
Nella notte di giovedì 2 gennaio, un ordigno è esploso all’esterno della residenza di Ranucci, distruggendo due vetture parcheggiate. La deflagrazione ha spaventato i residenti della zona. I carabinieri hanno raccolto le prime testimonianze, che indicano la presenza di un uomo incappucciato, vestito di nero, visto allontanarsi a piedi verso un prato, dove probabilmente un complice lo attendeva a bordo di un’auto. Le immagini di una videocamera di sorveglianza, posizionata a circa 50 metri dall’abitazione, potrebbero fornire elementi utili per identificare i colpevoli. Nelle vicinanze dell’attentato, è stata rinvenuta una Fiat 500 rubata, elemento su cui i RIS stanno concentrando le indagini. La ricostruzione della dinamica e il tipo di materiale utilizzato per l’esplosione potrebbero fornire indizi sull’identità degli autori.
Le ipotesi investigative: mafia, ultras e minacce pregresse
La Direzione Distrettuale Antimafia, sotto la guida del procuratore Francesco Lo Voi, sta esaminando il caso con grande attenzione. Le piste investigative indicano una possibile rete criminale collegata a soggetti della malavita locale, al tifo organizzato estremo e a frange dell’ultradestra. Un testimone ha riferito di aver visto un uomo incappucciato aggirarsi nella zona poco prima dell’esplosione. Ranucci ha già ricevuto minacce in passato a causa delle sue inchieste, che spesso trattano temi legati all’intreccio tra politica, affari e criminalità organizzata. Ha affermato che l’attentato potrebbe rappresentare un avvertimento per future inchieste, collegato a fatti già trattati in precedenza.
L’uomo incappucciato e la Fiat rubata: i punti oscuri
Un aspetto significativo per gli investigatori è la testimonianza di un individuo che ha visto un uomo vestito di nero allontanarsi velocemente dalla scena dell’attentato. Si sospetta che possa essere l’esecutore materiale. Si ipotizza che l’uomo sia fuggito attraverso un prato, dove un complice lo attendeva con un’auto. La Fiat 500 rubata, ritrovata nelle vicinanze dell’esplosione, è ora oggetto di analisi da parte degli specialisti del RIS, insieme ai frammenti dell’ordigno, per cercare impronte digitali o residui biologici che possano collegare i responsabili a episodi precedenti. La modalità di esecuzione suggerisce che i colpevoli possano essere locali, ben informati sulle abitudini di Ranucci.
Scontro politico dopo l’attentato: Meloni e Schlein si accusano
L’attentato ha innescato uno scontro politico tra maggioranza e opposizione. Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha denunciato un pericolo per la libertà e la democrazia, sottolineando che l’estrema destra è al governo, con un chiaro riferimento all’esecutivo di Giorgia Meloni. La risposta della premier è stata incisiva: “Un delirio. Dovrebbe vergognarsi. Diffonde menzogne.” Entrambe le leader hanno menzionato l’attacco a Ranucci, con Meloni che ha definito l’accaduto un “atto gravissimo”, senza però attribuire responsabilità specifiche a contesti ambientali o ideologici.
Ranucci protetto, ma la redazione non si ferma
Dopo l’attentato, la scorta di Ranucci è stata potenziata e ora si muove su un’auto blindata. Il giornalista ha espresso pubblicamente la sua gratitudine per le “incredibili manifestazioni di solidarietà” ricevute nelle ore successive all’attacco. Venerdì 3 gennaio, un sit-in si è svolto davanti alla sua abitazione, con la partecipazione di circa 400 persone, tra cui cittadini, rappresentanti di categoria e colleghi. La redazione di Report ha confermato che le puntate già in lavorazione non subiranno modifiche. Le indagini continuano su più fronti, e nessuna rivendicazione è stata ricevuta fino ad ora, ma gli inquirenti sono fiduciosi che elementi significativi possano emergere dalle analisi tecniche in corso.