Granchio blu: l’invasore marino trasformato in paté per gatti e cani

Rosita Ponti

Ottobre 19, 2025

Il granchio blu, un crostaceo invasivo che ha messo in crisi la pesca tradizionale, sta trovando una nuova destinazione come alimento per animali domestici. Questa iniziativa mira a ridurre gli sprechi, dato che nel 2024, delle 1.894 tonnellate catturate in Veneto, solo il 38% ha trovato mercato. L’informazione proviene da Confcooperative Fedagripesca, che sottolinea l’impatto devastante del granchio blu sulla filiera delle vongole italiane, un settore che prima valeva 200 milioni di euro.

Da invasore del mare a risorsa alimentare

Il consorzio ‘Fil Blu’, in collaborazione con le Università di Milano e Padova, il Consorzio delle cooperative dei pescatori del Polesine, la startup Feed from Food e l’azienda veneta di pet food Sanypet, ha avviato un progetto innovativo. I ricercatori hanno sviluppato una tecnologia per trasformare il granchio blu in una farina proteica, destinata a una linea esclusiva di paté umido per gatti. Questo processo avviene nello stabilimento di Bagnoli di Sopra, in provincia di Padova. I gatti, notoriamente più selettivi rispetto ai cani, avranno un ruolo cruciale nel determinare il successo di questo prodotto, il quale sarà commercializzato a 1,75 euro a confezione. Il paté ha già superato i test preliminari ed è pronto per il lancio sul mercato.

Paolo Manicin, presidente del Consorzio, ha dichiarato: “Abbiamo iniziato questa sperimentazione nel dicembre 2024 e speriamo che il mercato accolga favorevolmente questo prodotto. Questo ci permetterebbe di investire in un macchinario di maggiori dimensioni e avviare la produzione su larga scala.” Oltre a concentrarsi sulla produzione di cibo per animali, il Consorzio del Polesine ha avviato un progetto di esportazione verso Sri Lanka e Messico, dando nuova vita a spazi precedentemente dedicati alla lavorazione di vongole e cozze. Attualmente, il consorzio cattura circa 10 tonnellate di granchi al giorno.

L’emergenza del granchio blu in Toscana

In Toscana, i pescatori di Orbetello stanno collaborando con i colleghi francesi per affrontare la crescente invasione del granchio blu. È in discussione l’implementazione di un fermo biologico di quattro mesi, ma solo se parte di una strategia ben strutturata, che includa zone di ripopolamento marino interdette alla pesca e gestite a rotazione. La cooperativa dei pescatori di Orbetello ha segnalato un incremento esponenziale della presenza del granchio blu: per ogni pesce catturato, si trovano nelle reti fino a 30 o 40 granchi, capaci di immergersi fino a 25-30 metri di profondità. Inoltre, molti esemplari sono gravidi, il che indica una riproduzione incontrollata e massiccia, complicando ulteriormente la situazione.

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