Confindustria: “Dazi riducono le vendite italiane negli Usa di 16,5 miliardi”

Rosita Ponti

Ottobre 20, 2025

Nel medio periodo, i nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti potrebbero comportare una significativa contrazione delle vendite italiane, con una perdita stimata di circa 16,5 miliardi di euro rispetto a uno scenario privo di tariffe, equivalente al 2,7% dell’export totale. Questa previsione emerge dalla congiuntura flash pubblicata da Confindustria.

Impatto sui settori manifatturieri

Le conseguenze di queste misure tariffarie si rivelano particolarmente pesanti per alcuni settori chiave del manifatturiero italiano. Tra i più colpiti ci sono gli autoveicoli, seguiti da alimenti e bevande, macchinari, pelli e calzature e altre attività manifatturiere. Se si considerano anche gli effetti indiretti, come il calo dell’export verso gli Stati Uniti da parte di altri paesi dell’Unione Europea, l’impatto complessivo si traduce in una riduzione del 3,8% dell’export manifatturiero e del 1,8% della produzione. A lungo termine, le aziende potrebbero essere incentivate a rilocalizzare alcune produzioni direttamente nel mercato statunitense, il che rappresenterebbe un rischio significativo per l’industria europea, potenzialmente compromettendo elementi cruciali del tessuto produttivo.

Evoluzione dell’export italiano

L’export italiano verso gli Stati Uniti ha subito una forte contrazione nel mese di agosto 2025, con un calo del 21,1% rispetto allo stesso mese del 2024, dopo un incremento sostenuto nella prima parte dell’anno, dovuto al frontloading pre-dazi. Questo crollo ha contribuito a oltre due terzi della diminuzione dell’export extra-Ue, che ha registrato una flessione del 7,0% su base tendenziale, mentre il totale mondiale ha visto una contrazione dell’1,1%.

Nuovo regime tariffario

Il nuovo regime tariffario, come evidenziato da Confindustria, ha assunto forme ben definite: tariffe azzerate per gli acquisti europei di prodotti industriali americani, dazi del 15% su gran parte delle importazioni statunitensi dall’Unione Europea, inclusi autovetture e farmaci non generici, e tariffe quasi nulle su altri prodotti europei in settori strategici. Tuttavia, rimangono invariati i dazi del 50% su acciaio e alluminio, sebbene l’accordo preveda la possibilità di ampliare la lista dei prodotti preferenziali con riduzioni tariffarie.

Impegni e rischi futuri

Secondo il Centro Studi di Confindustria, l’accordo tariffario include impegni da parte europea il cui esito è incerto, poiché coinvolgono ambiti di competenza delle autorità nazionali e delle imprese private. Tra questi, l’acquisto di gas ed energia dagli Stati Uniti per un valore di 750 miliardi di dollari entro il 2028, l’acquisto di chip per intelligenza artificiale per 40 miliardi e investimenti diretti in settori strategici statunitensi per ulteriori 600 miliardi. Il presidente Trump ha anche avanzato richieste riguardanti le politiche commerciali europee con paesi terzi, come Cina e India, che hanno rapporti economici con la Russia, il che potrebbe portare a nuove tensioni tariffarie per i prodotti europei.

Competitività dei beni europei

Infine, Confindustria sottolinea che i dazi e l’apprezzamento dell’euro nei confronti del dollaro, che sono stati influenzati da queste stesse misure, stanno fortemente penalizzando la competitività di prezzo dei beni europei negli Stati Uniti e nel resto del mondo. Gli acquisti statunitensi dalla UE hanno registrato una diminuzione dell’8,7% annuo nei mesi di giugno e luglio 2025. Questo trend è peggiore rispetto alla stabilità dell’import totale degli Stati Uniti, sostenuto dall’aumento degli acquisti provenienti da alcuni paesi asiatici, escluse le importazioni dalla Cina, anticipate in vista dell’aumento dei dazi reciproci. La contrazione degli acquisti statunitensi da parte di fornitori europei e di altri paesi significativi è simile ai livelli effettivi dei dazi applicati, evidenziando un possibile adeguamento dei prezzi da parte degli esportatori per mitigare l’impatto delle tariffe.

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