La Fondazione Insigniti OMRI si occupa di un tema di grande rilevanza per le istituzioni della Repubblica Italiana, ovvero la tragedia di Marcinelle. A questo proposito, Costantino Del Riccio, Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana e Presidente del Comitato Consultivo per la Comunicazione Istituzionale della Fondazione, ha redatto un contributo intitolato «Marcinelle: dal sacrificio dei minatori alla coscienza europea. La memoria nelle parole dei Presidenti della Repubblica». Questo lavoro mira a restituire alla memoria collettiva il significato civile, morale ed europeo di un capitolo cruciale della nostra storia.
Il tributo del Presidente della Repubblica a Marcinelle
Il 21 ottobre 2025, in occasione di una visita di Stato in Belgio, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si recherà a Marcinelle per rendere omaggio alle vittime della catastrofe mineraria avvenuta al Bois du Cazier. Questo gesto rappresenta non solo una continuità istituzionale, ma anche un forte simbolo di riconoscimento in un momento di incertezze e tensioni in Europa. Il Capo dello Stato intende rinnovare la tradizione repubblicana, sottolineando l’importanza di ricordare non solo il sacrificio dei minatori, ma anche il loro contributo alla costruzione del futuro del continente europeo.
Ogni 8 agosto, a Marcinelle, la campana «Maria Mater Orphanorum» suona in memoria di una delle pagine più tragiche della storia italiana: la catastrofe del 1956, che costò la vita a 262 minatori, di cui 136 italiani, molti provenienti da Abruzzo e Sicilia. Solo dodici di loro sopravvissero, mentre gli altri rimasero intrappolati dalle fiamme e dal fumo durante il turno di lavoro. Questi uomini, partiti da un’Italia devastata dalla guerra, cercavano una nuova vita e un riscatto.
Marcinelle: un simbolo della memoria nazionale
La tragedia di Marcinelle non rappresenta solo un incidente sul lavoro, ma segna un importante spartiacque morale. Il sacrificio di questi minatori ha messo in luce l’essenza dell’emigrazione: la povertà che costringe a partire, la speranza di un futuro migliore e la fatica che consuma. Nel 1946, l’Italia, in cerca di risorse energetiche per la sua rinascita industriale, firmò un accordo con il Belgio, noto come “uomini contro carbone”. Migliaia di lavoratori si trasferirono nelle miniere della Vallonia e del Limburgo, contribuendo alla ricostruzione ma anche affrontando drammi e sacrifici. Marcinelle è diventata un simbolo della memoria nazionale e della dignità del lavoro.
Nel corso della storia repubblicana, i Presidenti della Repubblica hanno fatto della memoria di Marcinelle un tema ricorrente, un filo conduttore della nostra coscienza civile ed europea. Nel 1986, Francesco Cossiga scelse il Belgio per la sua prima visita di Stato, rendendo omaggio ai caduti del Bois du Cazier, definendoli “i nostri fratelli”. Durante un incontro a Charleroi, di fronte a tre generazioni di emigrati, Cossiga sottolineò il loro contributo e richiese misure concrete per migliorare la situazione delle comunità italiane all’estero.
Il riconoscimento del sacrificio
Nel 1998, Oscar Luigi Scalfaro incontrò a Bruxelles ventisette ex minatori italiani, conferendo loro le insegne di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica. Questo gesto semplice ma significativo ha trasformato il ricordo in un’azione concreta, restituendo dignità a coloro che avevano vissuto nell’ombra del sacrificio. Tra i premiati c’erano Silvio Di Luzio e René Novelli, superstiti della squadra di salvataggio, e Elio Di Rupo, figlio di un minatore abruzzese, rappresentante del legame tra i due popoli.
Nel 2002, Carlo Azeglio Ciampi tornò a Marcinelle per incontrare la comunità italiana e i familiari delle vittime. Durante il suo discorso, rievocò l’angoscia di quelle settimane del 1956, quando l’Italia intera attendeva con speranza i soccorsi. Sottolineò come la tragedia avesse portato a nuove norme di sicurezza promosse dall’Alta Autorità della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA), dimostrando che dal dolore possono sorgere progressi civili.
Ciampi collocò Marcinelle nel contesto dell’integrazione europea, richiamando figure come Paul-Henri Spaak e Alcide De Gasperi, che avevano immaginato un continente capace di trasformare le ferite del passato in opportunità di cooperazione. I minatori, partiti con poche speranze e un contratto difficile, possono essere considerati i primi cittadini europei. Ricordare Marcinelle significa riaffermare il valore del lavoro, della sicurezza e della dignità umana come principi fondamentali della Repubblica Italiana e dell’Unione Europea.
Marcinelle: una memoria viva
A quasi settant’anni dalla tragedia del 1956, le parole dei Presidenti della Repubblica rappresentano un potente messaggio: Marcinelle è sia una ferita che un ponte. Una ferita che continua a bruciare, ma anche un ponte verso un’Europa che si fonda sul rispetto dei diritti, sulla solidarietà e sulla memoria. È fondamentale ricordare che l’Europa non è solo il risultato di trattati, ma è il frutto di storie umane, sacrifici e comunità unite.
Quando Sergio Mattarella si fermerà davanti al monumento dedicato ai minatori, il suo gesto sarà un omaggio e un monito. Riconoscere il sacrificio di chi ha contribuito a costruire un pezzo di Europa nel silenzio delle gallerie è un richiamo a non dimenticare l’importanza della dignità del lavoro, che rimane la base dell’unità del continente. Marcinelle non è un ricordo del passato, ma un luogo vivo nella coscienza europea.
Il suono della campana «Maria Mater Orphanorum» continua a trasmettere un messaggio universale: la libertà e la dignità devono essere conquistate ogni giorno, attraverso la memoria, il lavoro e la responsabilità collettiva. La narrazione della tragedia di Marcinelle, come illustrato dal Presidente del Comitato Consultivo per la Comunicazione Istituzionale, si allinea perfettamente con gli obiettivi della Fondazione Insigniti OMRI, che promuove la cultura del merito, della memoria e dell’identità repubblicana. Ricordare Marcinelle è un dovere storico e un atto di consapevolezza civile, un modo per onorare il sacrificio di quei lavoratori e riaffermare i valori di dignità, solidarietà e servizio alla comunità che sono essenziali per la Repubblica e per l’onorificenza al Merito.