Due terzi della popolazione mondiale priva della libertà religiosa, rapporto Acs

Veronica Robinson

Ottobre 21, 2025

La Fondazione Pontificia Internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) ha reso noto oggi, 15 gennaio 2025, il nuovo Rapporto sulla Libertà Religiosa nel Mondo 2025. Questa pubblicazione biennale offre un’analisi dettagliata dello stato della libertà religiosa a livello globale, evidenziando le sfide che oltre 5,4 miliardi di persone affrontano in Paesi dove questo diritto fondamentale non è adeguatamente tutelato. Lo studio, che copre il periodo da gennaio 2023 a dicembre 2024, esamina la situazione in 196 nazioni, documentando gravi violazioni in 62 di esse, tra cui 24 classificate come “Paesi di persecuzione” e 38 come “Paesi di discriminazione“.

La situazione globale della libertà religiosa

Il Rapporto lancia un forte allarme riguardo alla condizione della libertà religiosa nel mondo, sottolineando che la maggior parte della popolazione globale vive in contesti dove questo diritto è compromesso. Solo due Paesi, il Kazakistan e lo Sri Lanka, hanno mostrato miglioramenti rispetto all’edizione precedente. Regina Lynch, Presidente Internazionale di ACS, ha affermato che il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione, sancito dall’articolo 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, è oggi sotto una pressione crescente, con una tendenza all’erosione in molte nazioni.

Il Rapporto identifica l’autoritarismo come il principale fattore scatenante della repressione religiosa. In 19 dei 24 Paesi etichettati come “persecutori” e in 33 dei 38 considerati “discriminatori”, i governi attuano strategie sistematiche per controllare o reprimere la vita religiosa. In nazioni come Cina, Iran, Eritrea e Nicaragua, si registrano violazioni gravi, tra cui l’uso di tecnologie di sorveglianza e legislazioni oppressive per colpire le comunità religiose.

Il fenomeno dell’estremismo religioso

Il Rapporto mette in evidenza che l’estremismo islamista è in espansione, in particolare in Africa e Asia, rappresentando la causa principale della persecuzione in 15 Paesi. Il Sahel è diventato l’epicentro della violenza jihadista, con gruppi come lo Stato Islamico – Provincia del Sahel (ISSP) e il JNIM responsabili di atrocità che hanno portato alla morte di centinaia di migliaia di persone e allo sfollamento di milioni. Parallelamente, il nazionalismo etno-religioso in alcune regioni asiatiche alimenta la repressione delle minoranze.

In India e Myanmar, le comunità cristiane e musulmane vivono sotto la minaccia di aggressioni e di esclusioni legali. In India, la situazione è descritta come una “persecuzione ibrida”, caratterizzata da leggi discriminatorie e violenze incoraggiate dalla retorica politica. I conflitti armati in Paesi come Myanmar, Ucraina, Russia, Israele e Palestina hanno aggravato ulteriormente il declino della libertà religiosa, generando una crisi di sfollamento silenziosa.

Attacchi e violenze contro le comunità religiose

In Nigeria, gli attacchi di gruppi armati legati a pastori Fulani radicalizzati hanno provocato migliaia di morti e lo sradicamento di intere comunità. Nel Sahel, in particolare in Burkina Faso, Niger e Mali, le milizie islamiste hanno distrutto villaggi. In Sudan, la guerra civile ha cancellato comunità cristiane storiche. La criminalità organizzata ha preso piede come nuova forma di persecuzione, con gruppi armati in Messico e Haiti che assassinano o rapiscono leader religiosi e estorcono denaro alle parrocchie.

L’erosione della libertà religiosa non si limita ai Paesi in via di sviluppo, ma si estende anche all’Europa e al Nord America. Nel 2023, la Francia ha registrato quasi 1.000 attacchi contro chiese, mentre in Grecia si sono verificati oltre 600 atti di vandalismo. Situazioni simili sono state segnalate in Spagna, Italia e Stati Uniti, con episodi di profanazione di luoghi di culto e aggressioni contro il clero. Secondo ACS, questi eventi riflettono un clima di crescente ostilità ideologica nei confronti della religione.

Le parole del cardinale Parolin

Il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha commentato la presentazione del Rapporto ACS, sottolineando la complessità della situazione in Medio Oriente e in Palestina. Ha espresso preoccupazione per l’accanimento contro i cristiani, affermando che è difficile comprendere perché coloro che vivono una vita normale possano essere oggetto di tali attacchi. Sebbene Parolin riconosca che parlare di persecuzione possa essere problematico, ha sottolineato che le situazioni di ingiustizia non possono essere tollerate.

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