La Commissione Europea ha reso note oggi, 15 marzo 2025, a Bruxelles, le conclusioni preliminari relative alle indagini sulla **trasparenza** di **TikTok** e **Meta**, in relazione agli obblighi previsti dal **Digital Services Act** (**Dsa**). Secondo l’Esecutivo dell’Unione Europea, entrambe le piattaforme hanno mancato di garantire un accesso adeguato ai **dati pubblici** per i **ricercatori**, un aspetto cruciale per il rispetto delle normative europee sui **servizi digitali**.
Violazioni da parte di Meta
La Commissione ha evidenziato che **Meta**, operante con i suoi **social media** **Instagram** e **Facebook**, ha infranto le disposizioni che richiedono meccanismi semplici per la segnalazione di **contenuti illegali**. Secondo l’analisi, gli utenti non hanno a disposizione strumenti intuitivi per notificare contenuti problematici, come **materiale pedopornografico** e **contenuti terroristici**. Le attuali procedure imposte da **Meta** sembrano includere passaggi complessi e richieste eccessive, rendendo difficile per gli utenti esercitare i loro diritti.
Inoltre, la Commissione ha segnalato l’uso di “**dark pattern**”, interfacce progettate in modo ingannevole, che possono confondere gli utenti e dissuaderli dal segnalare **contenuti illeciti**. Tali pratiche possono compromettere l’efficacia dei sistemi di segnalazione e rimozione dei **contenuti illegali**, contravvenendo agli obblighi previsti dal **Dsa**. L’agenzia ha sottolineato che le piattaforme non possono avvalersi dell’esenzione di responsabilità prevista dal **Dsa** se non agiscono tempestivamente dopo essere state informate della presenza di **contenuti problematici**.
Meccanismi di ricorso inadeguati
La Commissione ha anche messo in evidenza che i **meccanismi di ricorso** per contestare le decisioni di **moderazione** dei **contenuti** su **Facebook** e **Instagram** non sono sufficientemente efficaci. Gli utenti non hanno l’opportunità di presentare spiegazioni o prove a sostegno dei loro **ricorsi**, limitando la loro capacità di contestare le decisioni di **Meta**. Questo scenario solleva preoccupazioni riguardo alla **trasparenza** e alla **giustizia** delle decisioni di **moderazione**.
Thomas Regnier, portavoce per i **Servizi Digitali** della Commissione, ha evidenziato che il **Dsa** è progettato per proteggere la **libertà di parola**, offrendo ai cittadini dell’**Unione Europea** la possibilità di opporsi a decisioni unilaterali delle grandi aziende tecnologiche. A partire da aprile 2024, **Meta** ha preso oltre 918 milioni di decisioni di **moderazione**, di cui circa 68 milioni sono state contestate dagli utenti, con un tasso di successo significativo.
Risposte di TikTok e Meta
In risposta alle conclusioni della Commissione, un portavoce di **TikTok** ha dichiarato che la piattaforma è impegnata a garantire la massima **trasparenza** e riconosce l’importanza del contributo dei **ricercatori**. **TikTok** ha affermato di aver investito notevolmente nella condivisione dei **dati**, consentendo a circa 1000 team di ricerca di accedere ai **dati** tramite strumenti dedicati. Tuttavia, la piattaforma ha espresso preoccupazione riguardo ai requisiti che potrebbero compromettere le misure di **protezione dei dati**, richiedendo indicazioni su come conciliare tali obblighi.
D’altra parte, **Meta** ha contestato le affermazioni della Commissione, sostenendo di non aver violato le normative europee. Un portavoce ha dichiarato che l’azienda ha già implementato modifiche alle opzioni di segnalazione e ai processi di **ricorso** in conformità con il **Dsa**, esprimendo fiducia che queste soluzioni siano adeguate alle richieste della legge europea.
Le conclusioni preliminari della Commissione rappresentano solo una fase dell’indagine, che offre a **Facebook**, **Instagram** e **TikTok** l’opportunità di esaminare i documenti e rispondere per iscritto. Le piattaforme hanno la possibilità di adottare misure correttive per affrontare le **violazioni** riscontrate. In caso di conferma delle **violazioni**, l’Esecutivo comunitario potrà emettere decisioni di non conformità , con potenziali **sanzioni** fino al 6% del fatturato globale annuo delle aziende coinvolte.
