Attivisti di Greenpeace Italia hanno portato la loro protesta a Roma, precisamente in Piazza di Spagna, il 15 novembre 2025, per evidenziare i costi della crisi climatica in un momento cruciale, coincidente con la discussione sulla legge di bilancio del governo Meloni. Durante l’azione, gli attivisti hanno srotolato un enorme scontrino che documentava un lungo elenco di eventi climatici estremi verificatisi nell’ultimo decennio, a partire dall’accordo di Parigi. Il conto presentato ammonta a oltre 5.000 miliardi di euro, cifra che rappresenta il danno economico attribuibile a sei delle più grandi aziende di combustibili fossili, secondo le ricerche effettuate da Greenpeace.
Analisi del costo sociale del carbonio
Secondo l’analisi pubblicata da Greenpeace Italia, il costo sociale del carbonio (SCC) legato alle emissioni di anidride carbonica (CO₂) delle sei grandi compagnie petrolifere e del gas – ExxonMobil, Chevron, Shell, BP, TotalEnergies ed ENI – tra il 2016 e il 2025, è stimato in circa 5.070 miliardi di euro. Questa cifra tiene conto dei danni economici provocati dagli impatti sulla salute, sulla sicurezza alimentare e dai rischi associati all’innalzamento del livello del mare e agli eventi climatici estremi. Secondo il rapporto, i danni derivanti esclusivamente dalle emissioni di ENI ammontano a 460 miliardi di euro.
Richiesta di cambiamento
Simona Abbate, rappresentante di Greenpeace Italia, ha dichiarato: “È ora di cambiare le regole del gioco: i governi devono far pagare i grandi inquinatori e utilizzare i ricavi per supportare seriamente la transizione energetica e la sicurezza del territorio in cui viviamo”. Abbate ha inoltre sottolineato l’importanza dei prossimi eventi internazionali, la COP30 e i negoziati della Convention Fiscale Globale delle Nazioni Unite, come opportunità per colmare il divario finanziario per il clima attraverso la tassazione delle aziende fossili. Greenpeace chiede al governo italiano di introdurre una tassa nella legge finanziaria per le aziende che generano profitti a spese della collettività, in particolare quelle del settore petrolifero e del gas, oltre a quelle legate alle armi.
Eventi climatici estremi e impatti
Nello scontrino presentato da Greenpeace, sono stati citati circa 200 eventi climatici estremi e i relativi costi, inclusi eventi che hanno colpito l’Italia, come l’alluvione in Emilia-Romagna nel 2023. Il rapporto “Lancet Countdown on Health and Climate Change 2025” conferma che nel 2024 gli italiani hanno subito in media 46 giorni di ondate di calore, causando una perdita di 364 milioni di ore di lavoro potenziali. Le storie delle persone colpite sono al centro dell’appello internazionale “Polluters Pay Pact“, che esorta i governi a far pagare ai grandi inquinatori il costo della crisi climatica attraverso una tassazione sui loro profitti.
Opinioni degli italiani sulla tassazione
Secondo un sondaggio, l’80% degli italiani è favorevole all’aumento delle tasse per le aziende del settore fossile al fine di coprire i danni causati al clima, considerando i profitti record generati da queste aziende. Abbate ha concluso affermando che la tassa sui profitti delle compagnie inquinanti non deve gravare sulle bollette dei consumatori, rappresentando non solo una misura finanziaria cruciale, ma anche un segnale politico forte per l’accelerazione della transizione verso fonti rinnovabili e un’economia decarbonizzata.
Partecipazione al Climate Pride
La questione della tassazione delle grandi aziende inquinanti sarà al centro della partecipazione di Greenpeace Italia al prossimo Climate Pride, la mobilitazione nazionale per il clima che si svolgerà per le strade di Roma il 15 novembre, in concomitanza con la COP30 di Belém.
