In inverno, il periodo è frequentemente contraddistinto da un incremento di casi di influenza, Covid e altri virus respiratori. Mentre l’attenzione è solitamente rivolta ai sintomi immediati, come febbre alta, mal di gola e tosse, una recente indagine ha messo in luce rischi più subdoli che si manifestano nelle settimane successive all’infezione. Secondo lo studio, pubblicato nel gennaio 2025 sul Journal of the American Heart Association, il pericolo di infarto o ictus può aumentare in modo significativo, con un incremento di 3-5 volte. Le infezioni croniche, come l’HIV, possono influenzare il rischio a lungo termine, evidenziando l’impatto notevole delle infezioni sul sistema cardiovascolare.
Dettagli della ricerca
Il dottor Kosuke Kawai, ricercatore principale dello studio e specialista presso la David Geffen School of Medicine dell’University of California di Los Angeles (UCLA), ha evidenziato che, sebbene sia noto che virus come il Papilloma virus umano e il virus dell’epatite B possano causare il cancro, il legame tra infezioni virali e malattie non trasmissibili, come le malattie cardiovascolari, è meno studiato. L’indagine ha analizzato una vasta gamma di studi, partendo da oltre 52.000 pubblicazioni, per selezionare 155 articoli di alta qualità utilizzabili per una metanalisi. Questo approccio ha permesso di chiarire le connessioni tra infezioni virali e il rischio di eventi cardiovascolari, dimostrando come le infezioni acute e croniche possano avere effetti sia a breve che a lungo termine.
Scoperte chiave dello studio
Dall’analisi è emerso che le probabilità di subire un infarto o un ictus aumentano di quattro volte nel mese successivo a un’infezione da influenza accertata. Per quanto riguarda il Covid, le persone colpite presentano un rischio tre volte maggiore di avere un infarto e di subire un ictus nelle 14 settimane successive all’infezione, con un rischio che resta elevato per un anno. Gli esperti segnalano che la risposta naturale del sistema immunitario alle infezioni virali provoca il rilascio di molecole che attivano e mantengono l’infiammazione e favoriscono la coagulazione del sangue. Questi fenomeni possono persistere anche dopo la risoluzione dell’infezione iniziale, influenzando negativamente la funzionalità cardiaca e contribuendo all’aumento del rischio di infarto e ictus.
L’infiammazione emerge quindi come un elemento cruciale nello sviluppo e nella progressione delle malattie cardiovascolari. La gestione dell’infiammazione sta diventando una priorità nella prevenzione e nel trattamento di queste patologie. La ricerca ha anche esaminato l’impatto delle infezioni virali croniche, rivelando un incremento del 60% del rischio di infarto e del 45% del rischio di ictus nelle persone affette da HIV, un aumento del 27% per l’infarto e del 23% per l’ictus nelle persone con epatite C, e un incremento del 12% di infarto e del 18% di ictus nelle persone con herpes zoster.
Considerazioni sulla salute pubblica
Nonostante i rischi associati a HIV, epatite C e herpes zoster siano significativi, gli esperti avvertono che i rischi a breve termine legati all’influenza e al Covid sono superiori. Tuttavia, il rischio di malattie cardiovascolari legato a questi virus rimane clinicamente rilevante, considerando che l’herpes zoster colpisce circa una persona su tre nel corso della vita, portando a un numero elevato di casi di malattie cardiovascolari nella popolazione.
I risultati dello studio evidenziano l’importanza della prevenzione. L’aumento delle vaccinazioni contro l’influenza, il Covid e l’herpes zoster potrebbe contribuire a ridurre il numero complessivo di infarti e ictus. Gli autori citano una revisione del 2022 che ha mostrato una riduzione del 34% degli eventi cardiovascolari maggiori tra i partecipanti vaccinati contro l’influenza rispetto a quelli che ricevevano un placebo.
Il dottor Kawai sottolinea che le misure preventive, inclusa la vaccinazione, possono essere fondamentali nel ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, specialmente per gli adulti con fattori di rischio già presenti. L’American Heart Association raccomanda di consultare un medico per valutare quali vaccini siano più adatti, poiché la vaccinazione offre una protezione vitale per le persone a rischio aumentato. Saranno necessari ulteriori studi per esplorare i collegamenti tra malattie cardiache e altri virus, come il citomegalovirus, l’herpes simplex 1, la dengue e il Papilloma virus umano.
