Open Arms: “Rotta comune” – l’Europa tra salvataggi e punizioni, i dati rivelano la svolta securitaria

Rosita Ponti

Ottobre 30, 2025

L’ONG Open Arms ha recentemente avviato la campagna europea “Rotta comune”, un progetto di sensibilizzazione che mira a denunciare come, negli ultimi anni, l’Europa stia trasformando il salvataggio di vite umane in un atto da stigmatizzare. Secondo dati ministeriali, oltre il 58% dei soccorsi in mare effettuati dal 2019 fino ad oggi è stato catalogato come “operazioni di polizia” (Law Enforcement), piuttosto che come missioni di ricerca e salvataggio (SAR). Questa scelta non è solo una questione di terminologia, ma riflette una vera e propria presa di posizione politica, che trasforma un dovere umanitario come il salvataggio in un problema di ordine pubblico.

Due europe: la solidarietà legale e quella punita

Negli ultimi anni, l’Europa ha delineato due narrazioni contrapposte riguardo alla solidarietà. Da un lato, esistono le evacuazioni, il resettlement e i corridoi umanitari, che rappresentano un investimento in canali regolari e sicuri realizzati grazie alla cooperazione tra istituzioni e società civile. Dall’altro lato, c’è il mare, dove chi si impegna a salvare vite umane rischia processi, sequestri e porti di sbarco sempre più lontani. Tra il 2023 e il 14 settembre 2025, sono state 171.622 le persone soccorse in operazioni di SAR, mentre 81.511 sono state intercettate in operazioni di polizia. Questo significa che quasi la metà degli arrivi via mare è gestita come azione di law enforcement, un chiaro segnale di una deriva securitaria nella gestione delle frontiere europee.

Le ONG: chi salva paga il prezzo

I dati rivelano che, dal 2023 ad oggi, le ONG hanno effettuato 543 interventi di salvataggio, corrispondenti a circa il 12% di tutte le operazioni SAR, rispetto a 3.949 operazioni condotte dalle autorità nazionali. Tuttavia, le organizzazioni umanitarie come Open Arms si trovano tra le più penalizzate: le loro navi sono sotto sequestro, gli equipaggi sono indagati e i porti di sbarco sono sempre più lontani. “Chi salva, paga il prezzo. Ma a pagare davvero è l’Europa, che affonda insieme ai suoi valori,” ha dichiarato Òscar Camps, fondatore di Open Arms. La campagna Rotta comune intende sottolineare che la solidarietà non è un crimine, ma l’essenza dell’Europa che si vuole difendere. È necessario agire per invertire una rotta che parta dalle parole e arrivi a misure istituzionali, rispettando i diritti umani e raccontando la realtà.

L’Europa che non cambia rotta

Dal 2023, il Parlamento europeo ha avuto l’opportunità di modificare il proprio approccio. Ogni anno, membri dei gruppi The Left, S&D e The Greens presentano emendamenti al bilancio dell’Unione per richiedere l’istituzione di una missione europea di ricerca e soccorso in mare, attraverso lo stanziamento di un fondo specifico. Nel 2025, il budget per tale operazione sarebbe stato di 240 milioni, ovvero un terzo del bilancio di Frontex. Tuttavia, il 22 ottobre scorso, la proposta non è stata approvata dalla maggioranza, la stessa che chiede che le ONG non operino più nel Mediterraneo centrale. Intervenire sul bilancio avrebbe avuto un valore politico significativo, comunicando che il salvataggio non è un gesto volontario, ma un dovere collettivo. L’emendamento non è mai stato approvato, così come non è stata attuata la risoluzione del Parlamento europeo del luglio 2023, che chiedeva un meccanismo europeo coordinato di ricerca e soccorso e la fine della criminalizzazione delle ONG.

Le morti nel Mediterraneo: non un destino, ma una scelta politica

Il Mediterraneo centrale rimane una delle rotte più letali al mondo. Dal 2016 a oggi, secondo i dati forniti dall’OIM, sono state oltre 25.400 le persone morte o disperse nel tentativo di attraversare quel tratto di mare. Nonostante questa tragedia umanitaria, il lavoro delle ONG è stato ostacolato. Con l’introduzione del cosiddetto Decreto Piantedosi, diventato legge nel febbraio 2023 (L. n. 15 del 24 febbraio 2023), le navi di soccorso civili hanno subito 32 fermi amministrativi e oltre 700 giorni complessivi di stop operativo, riducendo drasticamente la loro capacità di intervento.

Le parole che cambiano la percezione

Il linguaggio ha un ruolo cruciale nel cambiare la percezione del soccorso in mare, rendendolo un atto da stigmatizzare. Con questa campagna, Open Arms intende evidenziare come un cambiamento nel vocabolario possa influenzare le scelte politiche. Definire le navi umanitarie come “pirati” o “taxi del mare” sposta la narrazione dalla solidarietà al sospetto, insinuando un’idea di illegalità che non corrisponde alla realtà. L’Associazione Carta di Roma sottolinea che le parole non sono mai neutrali: termini come “clandestino” o “illegale” utilizzati per descrivere lo status delle persone migranti alimentano pregiudizi, paura e disinformazione. Cambiare linguaggio non è solo una questione di forma, ma una responsabilità che può contribuire a costruire un’Europa più consapevole e solidale, fedele ai propri valori.

Una rotta comune per salvare l’Europa

La campagna “Rotta comune”, promossa da Open Arms, simboleggia l’unione tra mare e terraferma, soccorso e accoglienza, in un’unica visione di protezione, cooperazione e dignità. Attraverso dati, testimonianze e iniziative pubbliche, l’obiettivo è riaprire il dibattito europeo su una missione comune di ricerca e soccorso e sul riconoscimento del diritto di salvare vite. “Serve una rotta unica, che parta dal mare e arrivi alla terraferma, passando per la dignità,” ha aggiunto Camps. “Perché finché salvare sarà un crimine, l’Europa continuerà ad affondare.”

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