Lo scopo della celebrazione della musica e delle origini italiane di Steven Tyler si è trasformato in un intricato caso giudiziario che scuote la Calabria. A Cotronei, un piccolo comune in provincia di Crotone, dove il nonno del cantante degli Aerosmith era nato prima di emigrare negli Stati Uniti, la promessa di un museo del rock è stata compromessa da indagini e sospetti di corruzione. Il progetto, finanziato con 1,3 milioni di euro di fondi regionali, mirava a rivitalizzare il centro storico con una scuola di musica e uno spazio espositivo dedicato alla carriera del frontman. Oggi, invece, rappresenta il centro di un’inchiesta che coinvolge quindici ex amministratori, assessori e dirigenti comunali accusati di corruzione, concussione e abuso d’ufficio.
Le origini del progetto
La storia ha inizio nel 2013, quando l’avvocato Nino Grassi, cugino di Steven Tyler, incontra il leader degli Aerosmith al termine di un concerto. Durante la conversazione, emerge l’idea di un museo che potesse collegare la storia familiare del cantante con il borgo d’origine. Tyler, colpito dall’iniziativa e desideroso di scoprire le sue radici, visita Cotronei nello stesso anno, accolto con entusiasmo dai cittadini e dalle autorità locali. L’artista promette di tornare per l’inaugurazione e di donare alcuni cimeli, a condizione che il museo venga allestito all’interno di Palazzo Bevilacqua, storica residenza della sua famiglia.
Il finanziamento e le difficoltà burocratiche
La Regione Calabria approva il progetto, destinando un finanziamento pubblico di 1,3 milioni di euro. Il museo, dedicato alla figura di Steven Tyler, avrebbe dovuto ospitare strumenti, fotografie e materiali donati dall’artista, oltre a una scuola di musica per ragazzi e studenti in difficoltà economica. L’amministrazione comunale di Cotronei avvia le procedure per la realizzazione, ma emergono rapidamente ostacoli legati alla proprietà dell’edificio scelto. Palazzo Bevilacqua, abbandonato da tempo, appartiene a privati e non si riesce a trovare un accordo. Di conseguenza, si decide di spostare il progetto su un altro immobile, acquistato a un costo elevato.
Le indagini della procura
L’indagine condotta dalla Procura di Crotone ha rivelato un quadro preoccupante. Dalle carte emergono irregolarità nelle procedure amministrative e presunti falsi documentali. Secondo gli inquirenti, l’esproprio di Palazzo Bevilacqua non è mai stato avviato e i proprietari non sono stati contattati. Inoltre, gli appalti per la nuova sede del museo sarebbero stati affidati in modo poco trasparente, attraverso atti considerati “spregiudicati” dagli investigatori.
La reazione di Steven Tyler
Quando Steven Tyler viene informato del cambio di sede e delle difficoltà nel portare avanti il progetto originale, reagisce con decisione. Attraverso una diffida formale inviata al Comune di Cotronei, vieta l’uso del suo nome e dei suoi cimeli, dichiarando di non voler più essere associato all’iniziativa. Nonostante ciò, l’amministrazione continua a cercare di salvare il finanziamento regionale, attribuendo parte dei ritardi alla Soprintendenza dei Beni culturali, che però non era mai stata coinvolta. Il progetto si arena definitivamente, lasciando dietro di sé solo documenti e accuse.
Le implicazioni politiche
Dalle indagini emergono nomi noti della politica locale, tra cui due ex sindaci, Antonio Ammirati e Nicola Belcastro, insieme ad assessori, consiglieri e funzionari comunali. In totale, quindici persone risultano indagate. La Procura ha concluso le indagini e nelle prossime settimane potrebbe arrivare la richiesta di rinvio a giudizio per coloro che non riusciranno a dimostrare la propria estraneità ai fatti. A Cotronei, intanto, rimane l’amarezza per un sogno infranto: quello di trasformare il comune in un simbolo calabrese del rock attraverso un museo che avrebbe potuto unire cultura, memoria e sviluppo turistico.
