A Gaza, la fragile tregua è stata nuovamente infranta. Il 2 novembre 2025, le forze aeree israeliane hanno condotto raid su due sobborghi situati a est di Khan Younis, località nel sud della Striscia di Gaza. Questi attacchi si inseriscono in un contesto di crescente tensione nella regione, dove la situazione rimane instabile e le violenze continuano a colpire la popolazione civile.
Proteste a Gerusalemme contro la leva obbligatoria
Nella stessa giornata, a Gerusalemme si è svolta una massiccia manifestazione organizzata da ebrei ultra-ortodossi, i quali hanno espresso il loro dissenso contro la leva obbligatoria, da cui non possono più avvalersi di esenzioni a seguito di una recente sentenza. La protesta ha visto la partecipazione di migliaia di persone, tutte unite nel richiedere un cambiamento nelle normative che regolano il servizio militare. Tra i presenti, la giornalista Marina Lalovic ha documentato gli eventi, trovandosi in una situazione di tensione e intimidazione, in un contesto dominato da uomini.
Le manifestazioni hanno messo in luce le divisioni all’interno della società israeliana, evidenziando come la questione del servizio militare continui a essere un tema divisivo. La decisione del governo di eliminare le esenzioni ha suscitato reazioni forti, con molti che temono per le conseguenze di tale provvedimento sulle comunità ultra-ortodosse.
Le conseguenze della violenza nella regione
I raid aerei israeliani su Khan Younis hanno sollevato preoccupazioni internazionali sul rispetto dei diritti umani e sulla sicurezza dei civili nella Striscia di Gaza. Le operazioni militari, che mirano a colpire obiettivi ritenuti strategici, spesso si traducono in danni collaterali e perdite di vite innocenti. La comunità internazionale osserva con apprensione, chiedendo un immediato cessate il fuoco e un ritorno al dialogo.
La situazione a Gaza è diventata un simbolo delle tensioni più ampie nel conflitto israelo-palestinese, con le popolazioni civili che continuano a pagare il prezzo delle ostilità . Le organizzazioni umanitarie avvertono che la crisi umanitaria sta raggiungendo livelli critici, con la necessità di aiuti urgenti per i milioni di persone che vivono in condizioni precarie.
La giornata del 2 novembre 2025 rappresenta un altro capitolo in una storia complessa e dolorosa, dove la ricerca di pace e stabilità sembra ancora lontana. Le azioni militari e le manifestazioni di protesta riflettono le profonde fratture all’interno della società israeliana e le sfide che la regione deve affrontare nel suo cammino verso una risoluzione duratura.
