Il quartiere di Kufr Aqab, situato tra Gerusalemme e la Cisgiordania, rappresenta una realtà complessa e problematica. Con una popolazione di circa 150mila residenti e due sindaci, questo luogo si trova in una situazione di anarchia totale, privo di polizia e di una vera governance. La sua storia è segnata dall’annessione illegale da parte di Israele dopo la guerra del 1967, che ha portato a una divisione netta: una parte del quartiere è inclusa nella municipalità di Gerusalemme, mentre l’altra è confinata nel territorio palestinese.
La divisione del quartiere
Kufr Aqab è un esempio emblematico di come il muro di separazione israeliano abbia tracciato linee invisibili ma tangibili, creando una frattura tra le comunità. Da un lato, gli insediamenti ebraici occupano le colline circostanti, mentre dall’altro, i residenti palestinesi si trovano in una zona che, ufficialmente, non è sotto il controllo né dell’amministrazione israeliana né di quella palestinese. Questa condizione ha generato un ambiente di caos anarchico, dove i servizi pubblici sono praticamente assenti e le persone devono fare affidamento su sé stesse per la sicurezza e la gestione della vita quotidiana.
Le ragioni per trasferirsi
Nonostante le difficoltà, molti palestinesi scelgono di stabilirsi a Kufr Aqab. Le ragioni di questa scelta sono molteplici. La presenza di un numero significativo di residenti rende il quartiere un luogo dove è possibile trovare una certa comunità e supporto reciproco. Inoltre, i costi abitativi sono relativamente più bassi rispetto ad altre aree di Gerusalemme, rendendo l’accesso a un’abitazione più fattibile per le famiglie palestinesi. Tuttavia, questa situazione è aggravata dalla mancanza di infrastrutture e servizi essenziali, creando un paradosso in cui la ricerca di una vita migliore si scontra con la realtà di un’esistenza precaria.
Un futuro incerto
La situazione a Kufr Aqab è un microcosmo delle tensioni più ampie che caratterizzano il conflitto israelo-palestinese. Con l’assenza di una governance chiara e la continua espansione delle colonie ebraiche, il futuro di questo quartiere appare incerto. Gli abitanti si trovano a vivere in una condizione di limbo, dove le loro vite sono influenzate da decisioni politiche che spesso sembrano lontane e inaccessibili. La mancanza di polizia e di autorità rende difficile la risoluzione di problemi quotidiani, alimentando un senso di vulnerabilità tra i residenti.
Il reportage di Laura Tangherlini, inviata a Gerusalemme, mette in luce questa realtà complessa e spesso ignorata, invitando a una riflessione profonda sulla condizione di un quartiere che, nonostante le sue sfide, continua a resistere e a cercare un’identità in un contesto di grande difficoltà.
