Tragedia in Nepal: alpinisti perdono la vita sul tetto del mondo

Veronica Robinson

Novembre 5, 2025

L’ultimo video condiviso dai due alpinisti, Paolo Cocco, 41 anni, ex vicesindaco di San Martino e fotografo, e Marco Di Marcello, 37 anni, biologo di Teramo, ha catturato l’attenzione del pubblico. I due amici abruzzesi avevano descritto la loro impresa sul Dolma Khang, una cima himalayana che raggiunge i 6.300 metri di altitudine e che non era mai stata scalata da alpinisti italiani, come “un cammino di condivisione sotto lo stesso cielo”. Insieme a loro, faceva parte della spedizione internazionale composta da 12 alpinisti anche Markus Kirchler, un altoatesino di 30 anni originario di San Genesio. Sfortunatamente, la tragedia ha colpito la spedizione quando una valanga ha travolto il campo base del picco Yalung Ri. Purtroppo, per sette membri della spedizione non c’è stato scampo. Un sherpa della spedizione Dreamers Destination ha dichiarato all’Afp di aver “visto tutti e sette i corpi”, mentre gli altri alpinisti tratti in salvo sono stati trasportati in elicottero a Kathmandu.

Tragedia sul Panbari

Un’altra spedizione italiana stava tentando di raggiungere la vetta del Panbari, una montagna remota nel Nepal occidentale, il 31 ottobre. Questa impresa si è trasformata in tragedia, portando alla morte di Alessandro Caputo, maestro di sci a St. Moritz, e Stefano Ferronato, 51 anni, di Bassano del Grappa. Valter Perlino, un veterinario piemontese di Pinerolo, è riuscito a salvarsi per un soffio, avendo abbandonato la missione in anticipo a causa di una trombosi al piede. Divenuto consapevole della gravità della situazione, Perlino è sceso al campo base a 4.800 metri ed è stato lui a dare l’allerta ai soccorsi. Le autorità locali hanno comunicato che ci vorranno giorni per recuperare i corpi, complici le forti nevicate causate dal ciclone Montha, che si sono verificate due giorni prima del previsto.

Situazione sotto osservazione

La Farnesina sta seguendo attentamente la situazione, mantenendo i contatti con le famiglie delle vittime. Nel frattempo, si è sollevata una polemica riguardo ai ritardi nei soccorsi, poiché le autorizzazioni governative per far decollare gli elicotteri nella zona più impervia del pianeta sono arrivate in ritardo. Questa area, già di per sé rischiosa e imprevedibile, è diventata ancora più pericolosa a causa dei cambiamenti climatici, mettendo a dura prova anche gli scalatori più esperti.

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