Clima, obiettivi del 2015 non raggiunti: Lula convoca 50 leader in vista di Cop30

Veronica Robinson

Novembre 6, 2025

Belem, una città fluviale situata in Brasile, tra l’Amazzonia e l’Atlantico, conta circa 1,4 milioni di abitanti, di cui una significativa parte vive in condizioni di disagio nelle favela. Questo mese di novembre 2025 segna un momento storico per Belem, che ospiterà per la prima volta un’importante manifestazione internazionale, nonostante le preoccupazioni legate alla carenza delle infrastrutture. Lunedì 6 novembre, inizieranno i lavori per la Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici del 2025, nota come COP30, che si svolgerà in un contesto unico: la più grande foresta del pianeta.

Incontro preliminare e partecipazione internazionale

In questi giorni, una cinquantina di leader mondiali si riuniranno per il Belem Climate Summit, un incontro preliminare organizzato dal presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, per discutere importanti questioni climatiche prima dell’inizio della conferenza ufficiale. Durante questo evento, Lula avrà l’opportunità di incontrare separatamente il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro britannico Keri Starmer. Tuttavia, quattro delle cinque maggiori economie inquinanti – Cina, Stati Uniti, Russia e India – non parteciperanno. Gli Stati Uniti, sotto la guida di Donald Trump, non invieranno rappresentanti di alto livello nemmeno per le sessioni principali della COP30.

Critiche sull’esplorazione petrolifera

Il presidente Lula sta affrontando critiche per aver autorizzato l’esplorazione petrolifera al largo dell’Amazzonia. Angela Kaxuyana, rappresentante della Coordinazione delle organizzazioni indigene dell’Amazzonia brasiliana, ha espresso il suo disappunto, sottolineando l’incoerenza tra gli impegni climatici e le politiche di sfruttamento delle risorse naturali.

Iniziative per la conservazione delle foreste

Tra le priorità di Lula c’è la promozione del Tropical Forest Forever Facility (TFFF), un’iniziativa di finanziamento multilaterale destinata a sostenere la conservazione delle foreste in pericolo e delle comunità locali. Il Brasile ha invitato altri paesi a contribuire a questo fondo, ma il Regno Unito, che ha partecipato alla definizione delle modalità di funzionamento, ha deluso le aspettative annunciando che non fornirà finanziamenti. Il Brasile ha già messo sul tavolo un investimento iniziale di 1 miliardo di dollari, mentre l’Indonesia ha promesso di fare altrettanto. Anche la Cina ha manifestato l’intenzione di contribuire, sebbene l’importo non sia stato ancora specificato. Finora, nessun paese industrializzato ha annunciato contributi.

Impegni per il riscaldamento globale

Lula ha dichiarato ai giornalisti che è giunto il momento di passare dalle parole ai fatti, sottolineando il fallimento dell’obiettivo stabilito dieci anni fa a Parigi di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. Ha esortato a prendere impegni concreti, come lo sviluppo delle energie rinnovabili, per evitare che molti paesi non riescano ad adattarsi a un riscaldamento superiore ai 2°C. Ilana Seid, diplomatica delle Palau, ha avvertito che alcuni stati atolli potrebbero scomparire.

Proiezioni climatiche e sfide future

Un recente rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) ha rivelato che la temperatura media globale potrebbe superare 1,5°C entro il prossimo decennio, a causa della necessità di riduzioni drastiche delle emissioni. Anche se tali misure potrebbero ritardare questo superamento, non lo impediranno del tutto. L’obiettivo ora è limitare il superamento a un livello temporaneo e minimo, mantenendo la possibilità di tornare a 1,5°C entro il 2100. Ogni frazione di grado evitata contribuirà a ridurre i danni e le perdite, specialmente per le nazioni più vulnerabili.

Attualmente, se i paesi manterranno gli impegni presi, le proiezioni indicano un aumento delle temperature globali compreso tra 2,3°C e 2,5°C entro la fine del secolo, rispetto alle previsioni di 2,6°C – 2,8°C dell’anno precedente. Se invece gli impegni non verranno rispettati, si potrebbe arrivare a un incremento di 2,8°C, rispetto ai 3,1°C previsti un anno fa. Tra le principali economie, l’unica a registrare progressi significativi nella riduzione delle emissioni è stata l’Unione Europea.

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