Consumi in diminuzione: vendite al dettaglio registrano un calo a settembre

Rosita Ponti

Novembre 6, 2025

Non si arresta la crisi del commercio in Italia, come evidenziato dai dati pubblicati dall’Istat il 6 novembre 2025. Le statistiche rivelano che, dopo la pausa estiva, gli italiani continuano a limitare le proprie spese, con un trend negativo che coinvolge tutte le categorie di acquisto.

Analisi delle vendite al dettaglio a settembre 2025

A settembre, le vendite al dettaglio hanno mostrato un calo congiunturale dello 0,5% sia in valore che in volume rispetto al mese precedente. Questo decremento ha colpito indistintamente sia i beni alimentari che quelli non alimentari. Nel dettaglio, i beni alimentari hanno registrato una diminuzione dello 0,4% in valore e dello 0,5% in volume, mentre i beni non alimentari hanno subito un calo dello 0,5% in valore e dello 0,6% in volume. La situazione attuale evidenzia un contesto di difficoltĆ  economica, in cui i consumatori tendono a ridurre i loro acquisti.

Impatto dell’inflazione sul potere d’acquisto

Il confronto tendenziale mette in luce un dato preoccupante: rispetto a settembre 2024, le vendite al dettaglio hanno mostrato un incremento dello 0,5% in valore, ma questo ĆØ accompagnato da una significativa diminuzione dell’1,4% in volume. Ciò implica che, sebbene le famiglie spendano di più a causa dell’inflazione, acquistano quantitativi inferiori di beni. Nel caso dei beni alimentari, si osserva un aumento dell’1,5% in valore, ma una contrazione dell’1,8% in volume. I beni non alimentari, invece, hanno registrato cali sia in valore che in volume.

All’interno del settore non alimentare, si notano andamenti diversi: i prodotti di profumeria e cura della persona hanno visto un incremento del 4%, mentre i settori tradizionali come calzature, articoli in cuoio e da viaggio hanno subito contrazioni significative, rispettivamente del 5,7% e del 5,2%. Per quanto riguarda i canali di vendita, la grande distribuzione e l’e-commerce, che ha registrato un notevole +7,3%, hanno mostrato una crescita in valore, mentre le piccole imprese hanno subito una flessione dello 0,4%.

Reazioni delle associazioni di categoria

Le reazioni delle associazioni di categoria e dei difensori dei consumatori sono state immediate e allarmate. L’ufficio studi di Confcommercio ha segnalato che “anche a settembre la domanda di beni da parte delle famiglie ha continuato a mostrare gravi segnali di debolezza”. Nonostante un lieve recupero del reddito, sostenuto dal miglioramento del mercato del lavoro e dal rallentamento dell’inflazione, questo non ĆØ sufficiente a stimolare una ripresa della domanda. Nei primi nove mesi del 2025, gli acquisti sono diminuiti dello 0,9% in volume, con particolare difficoltĆ  per i beni tradizionali e le piccole imprese.

Anche Federdistribuzione ha sottolineato l’importanza di mettere al centro dell’agenda politica il rilancio dei consumi interni, indicando la Legge di Bilancio in discussione come un’opportunitĆ  cruciale per indirizzare risorse verso misure strutturali a sostegno di famiglie e imprese. Un allarme ĆØ stato lanciato anche dal Codacons, il quale ha affermato che i dati Istat certificano l’impatto dei rincari sui prezzi in settori chiave: le famiglie sono costrette a ridurre la quantitĆ  di spesa, ma si trovano comunque a spendere di più. Nei primi nove mesi del 2025, a fronte di una crescita dello 0,7% in valore, il calo del volume delle vendite ĆØ peggiorato, evidenziando una situazione economica sempre più complessa.

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