La protesta alla COP30 di Belém contro l’indifferenza dei leader sul clima

Rosita Ponti

Novembre 6, 2025

Seduti su amache e pouf lungo il fiume Guamá, in Amazzonia, i leader mondiali sembrano immersi in un sonno profondo. Le famose “Big Heads”, le enormi maschere di cartapesta utilizzate dagli attivisti per il clima, hanno fatto il loro ritorno a Belém, in Brasile, alla vigilia dell’apertura della COP30, con un’azione simbolica che ha catturato l’attenzione internazionale.

Rappresentazione visiva dei leader

Tra i volti riconoscibili, spiccano quelli del presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, di Donald Trump, con il suo caratteristico colorito arancione, e di Javier Milei, presidente argentino, tutti ritratti in un apparente stato di torpore. Questa rappresentazione visiva vuole sottolineare la lentezza con cui si stanno affrontando le questioni legate all’emergenza climatica.

Proteste e manifestazioni

Viviana Santiago, direttrice di Oxfam, promotrice della protesta, ha dichiarato: «Sembra che i leader mondiali stiano facendo un pisolino mentre il pianeta brucia. È ora di svegliarsi e far pagare chi inquina». La manifestazione è stata caratterizzata da cartelli, tamburi e slogan come “Sveglia! Fate pagare i ricchi inquinatori!”, richiamando l’attenzione sulla posizione del Brasile, noto per la sua biodiversità ma anche per essere uno dei Paesi più vulnerabili alla deforestazione e alla pressione industriale.

Preparativi per la COP30

Nel frattempo, la città di Belém si prepara ad accogliere oltre 50 capi di Stato e di governo, insieme a decine di migliaia di delegati provenienti da 170 Paesi. Per garantire la sicurezza dell’evento, le autorità brasiliane hanno mobilitato 10.000 agenti e 7.500 soldati, in quello che il presidente Lula ha definito “la COP della verità”.

Obiettivi dell’Unione Europea e dell’Italia

L’Unione Europea si presenta con un obiettivo ambizioso: ridurre le emissioni del 90% entro il 2040, il più elevato tra i principali blocchi economici. L’Italia, rappresentata dal vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani, ha proposto un approccio più flessibile, puntando sull’ampliamento dell’uso dei crediti di carbonio, una scelta che ha suscitato critiche da parte di vari osservatori ambientali.

Minacce e disinformazione climatica

Le preoccupazioni degli organizzatori non si limitano alle divisioni politiche; cresce anche la minaccia della disinformazione climatica, amplificata dall’intelligenza artificiale. Un rapporto di Climate Action Against Disinformation ha rivelato che, nei mesi precedenti alla conferenza, i contenuti falsi relativi alla COP sono aumentati del 267%, con un incremento di video manipolati e notizie inventate. Questo allerta si unisce all’inizio dei lavori, rendendo ancora più urgente il messaggio delle “Big Heads”: svegliarsi, prima che sia troppo tardi.

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