Negli ultimi anni, l’Italia ha assistito a un preoccupante incremento delle truffe telefoniche, fenomeno che si è adattato all’evoluzione tecnologica. I criminali non si limitano più a impersonare familiari in difficoltà ; oggi, grazie a sofisticati software, riescono a riprodurre voci reali partendo da brevi registrazioni. Utilizzando l’intelligenza artificiale, i truffatori possono clonare la voce di figli o nipoti, creando situazioni di emergenza per estorcere denaro con toni disperati, come nel caso in cui un malvivente si spaccia per un nipote dicendo: “Nonna, ho avuto un incidente, ho bisogno di soldi subito”. Questo tipo di messaggi è sufficiente a generare panico tra i destinatari. Per contrastare tale fenomeno, molte famiglie italiane stanno adottando un metodo semplice ma efficace: il “codice di famiglia”, una parola segreta condivisa tra i membri per verificare l’autenticità della chiamata e smascherare eventuali impostori.
Come operano i truffatori moderni
Il modus operandi dei truffatori è diventato altamente sofisticato, rendendo difficile per le vittime riconoscere le frodi. Il finto familiare effettua una chiamata con urgenza, chiedendo denaro per evitare arresti o coprire spese improvvise. In pochi minuti, riesce a convincere la vittima a consegnare contanti o gioielli. In alcuni casi, dopo la chiamata, un complice si presenta a casa della vittima come avvocato o carabiniere per ritirare la somma concordata. Questa strategia ben congegnata sfrutta la vulnerabilità emotiva delle persone, in particolare degli anziani, che possono essere più suscettibili a tali inganni.
Il “codice di famiglia”: una strategia contro i raggiri
Per contrastare l’aumento delle truffe, in Italia si sta diffondendo il concetto di “codice di famiglia”, già utilizzato con successo negli Stati Uniti. Questo sistema prevede l’adozione di una parola o frase segreta, scelta in precedenza e conosciuta solo dai membri della famiglia, utile per verificare l’identità di chi chiama. Sebbene non sia infallibile, può rivelarsi decisivo. È sufficiente chiedere: “Qual è il nostro codice di famiglia?” per accertarsi dell’identità dell’interlocutore. Se la risposta è incerta o errata, è probabile che si tratti di un tentativo di truffa. Tuttavia, esperti avvertono che non è sufficiente avere una parola segreta per sentirsi completamente al sicuro; è fondamentale mantenere la calma, non fornire mai informazioni personali e contattare immediatamente le forze dell’ordine in caso di sospetti.
Voci clonate, numeri falsi e smishing
Il panorama delle truffe si evolve costantemente. Oltre alle chiamate da finti parenti, si è diffusa anche la pratica di contattare le vittime da numeri falsi che sembrano appartenere a commissariati o caserme, grazie a specifiche applicazioni. Nel 2025, si è affermata una nuova forma di truffa: lo “smishing“, che consiste nell’invio di messaggi SMS ingannevoli. I criminali fingono problemi con pagamenti online o consegne, invitando a cliccare su link che portano a siti trappola. L’obiettivo è ottenere bonifici immediati o dati bancari. Queste tecniche, eliminando il contatto diretto, consentono ai truffatori di operare a distanza, rendendo più difficile il tracciamento delle transazioni e la cattura degli autori.
Come proteggersi: cosa fare in caso di sospetto
Per difendersi dalle truffe telefoniche e digitali, le forze dell’ordine raccomandano di non fornire mai dati personali o bancari al telefono, di evitare di cliccare su link sospetti e di contattare immediatamente le autorità in caso di dubbi. È cruciale informare i familiari, in particolare gli anziani, sui metodi più comuni utilizzati dai truffatori e stabilire insieme un protocollo di sicurezza familiare, come l’uso del codice segreto. Solo attraverso la prudenza e la consapevolezza si possono ridurre i rischi di cadere vittima di inganni sempre più sofisticati.
Gli esperti avvertono: serve prudenza, non basta un codice
“Il codice di famiglia può rivelarsi utile, ma non è una garanzia assoluta”, afferma il maggiore Andrea Miggiano, comandante della compagnia Roma Parioli, attivamente coinvolto nella lotta contro le truffe telefoniche. “Spesso, le vittime forniscono informazioni senza rendersene conto, mentre i truffatori sfruttano la fiducia delle persone”. Il comandante sottolinea che, in molte situazioni, è stata la stessa vittima a divulgare dettagli personali durante la conversazione, facilitando il lavoro dei malviventi. Il consiglio principale rimane quello di non agire d’impulso.
