La guerra in Ucraina continua a far sentire i suoi effetti a livello internazionale, giungendo al giorno 1354 del conflitto. Recenti sviluppi hanno visto l’Ungheria impegnarsi ad acquistare circa 600 milioni di dollari di gas naturale liquefatto dagli Stati Uniti, a seguito di un incontro avvenuto a Washington tra il presidente statunitense e il primo ministro ungherese, Viktor Orban.
Esenzioni sulle sanzioni al petrolio russo
Il 7 novembre 2025, la Casa Bianca ha comunicato che gli Stati Uniti hanno concesso all’Ungheria un’esenzione di un anno dalle sanzioni relative al petrolio russo. Questo accordo è stato raggiunto durante il colloquio tra Donald Trump e Viktor Orban, in cui il presidente americano ha dichiarato che Budapest si trova in una “posizione diversa” rispetto ad altri Paesi europei, in quanto non ha accesso diretto al mare. In cambio di questa esenzione, l’Ungheria ha accettato di incrementare l’acquisto di gas naturale liquefatto americano.
Il Ministro degli Affari Esteri e del Commercio ungherese, Peter Szijjarto, ha espresso gratitudine per questa decisione, sottolineando che essa rappresenta un passo importante per garantire la sicurezza energetica dell’Ungheria. Questa mossa segna un ulteriore rafforzamento dei legami tra Washington e Budapest, già evidenti negli scambi diplomatici recenti.
Attacchi russi sulle infrastrutture energetiche ucraine
Nella notte del 7 novembre, Kiev ha denunciato un attacco massiccio da parte della Russia contro le infrastrutture energetiche ucraine. La ministra dell’Energia ucraina, Svitlana Hrynchuk, ha comunicato che gli attacchi hanno causato significative interruzioni di corrente in diverse regioni del Paese. Questo episodio evidenzia la continua strategia russa di colpire le risorse energetiche ucraine nel tentativo di indebolire il morale e la capacità operativa di Kiev.
La situazione rimane critica, con l’Ucraina che cerca di riparare i danni e ripristinare i servizi essenziali per la popolazione. Gli attacchi russi sulle infrastrutture sono stati condannati a livello internazionale, ma la risposta militare e diplomatica continua a essere oggetto di discussione tra i vari attori coinvolti nel conflitto.
Restrizioni sui visti per i cittadini russi
Il 7 novembre, l’Unione Europea ha annunciato una nuova stretta sulle norme relative ai visti per i cittadini russi, giustificata da “continui sabotaggi e interferenze” da parte di Mosca nel territorio europeo. L’Alta rappresentante per la politica estera dell’UE, Kaja Kallas, ha dichiarato che la libertà di movimento all’interno dell’Unione deve essere considerata un privilegio e non un diritto, specialmente in un contesto di conflitto attivo.
La reazione di Mosca non si è fatta attendere. Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Esteri russo, ha criticato questa decisione, suggerendo che l’Europa preferisca accogliere migranti irregolari piuttosto che turisti russi. Inoltre, il Cremlino ha smentito le voci secondo cui il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, sarebbe stato messo in secondo piano.
Le dichiarazioni di Zelensky e Trump
Volodymyr Zelensky, presidente ucraino, ha risposto alle affermazioni di Donald Trump riguardo ai presunti progressi nei negoziati per la pace, sostenendo che Mosca stia inviando “falsi segnali” per guadagnare tempo. Zelensky ha sottolineato che le promesse di Mosca non si sono tradotte in azioni concrete e ha espresso la sua convinzione che gli Stati Uniti, sotto la guida di Trump, potrebbero approvare l’invio di missili Tomahawk a Kiev.
Trump, dal canto suo, ha dichiarato che non ci sarà un incontro a Budapest con Putin, evidenziando che la Russia non ha alcuna intenzione di fermare la guerra in Ucraina. Ha comunque espresso il desiderio di tenere un futuro incontro con il presidente russo nella capitale ungherese, se le circostanze lo permetteranno.
