Cornea: cellule endoteliali iniettate come alternativa al trapianto, SISO annuncia progressi nella lotta contro la cecità

Rosita Ponti

Novembre 8, 2025

La cecità corneale emerge come una delle principali cause di perdita della vista a livello globale, affliggendo ogni anno circa 10 milioni di persone. Recentemente, la comunità scientifica ha rivolto l’attenzione su una potenziale cura attraverso la terapia cellulare, che potrebbe rappresentare una svolta per i pazienti affetti da disfunzione endoteliale, una condizione legata a patologie dello strato più interno della cornea.

Un’importante ricerca nel campo oftalmologico

Un’importante ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Biotechnology, ha suscitato interesse tra gli esperti della Società Italiana di Scienze Oftalmologiche (SISO) e dell’Associazione Italiana Medici Oculisti (AIMO), in vista del congresso nazionale che si svolgerà dal 6 all’8 novembre 2025 a Roma. Durante questo evento, i professionisti del settore discuteranno i dettagli di questa innovativa metodologia.

Trapianti di cornea: una nuova era

Il dottor Vincenzo Sarnicola, direttore della clinica degli occhi Sarnicola di Grosseto e rinomato esperto nel campo dei trapianti, ha dichiarato: “La cecità corneale colpisce circa 10 milioni di persone nel mondo. La cornea è fondamentale per la visione, e quando si danneggia, provoca una visione offuscata. Sebbene il trapianto di cornea perforante abbia aiutato milioni di pazienti nel secolo scorso, rimangono problematiche legate a complicanze e alla disponibilità di tessuti per i trapianti. In Italia, grazie a un’efficace organizzazione delle banche degli occhi, i tessuti disponibili superano la domanda, permettendo anche l’esportazione in altri paesi, come Sri Lanka e Stati Uniti. Tuttavia, molte nazioni continuano a soffrire di una carenza di donazioni.”

Negli ultimi anni, la chirurgia oftalmologica ha fatto passi da gigante, in particolare grazie ai trapianti lamellari. L’Italia si è affermata come uno dei paesi leader in questo campo. “La chirurgia lamellare sta diventando il gold standard per la sua minore invasività, che porta a una maggiore sopravvivenza dei tessuti trapiantati e a una riduzione dei rigetti,” ha affermato Sarnicola. Questa tecnica permette di trapiantare solo il segmento malato della cornea, evitando interventi più invasivi.

I trapianti di limbus sono utilizzati per le malattie della superficie oculare, mentre il trapianto dello stroma DALK è indicato per condizioni come il cheratocono. Le tecniche lamellari, sebbene più complesse, garantiscono risultati incoraggianti in termini di sicurezza e longevità dei trapianti.

Il futuro delle terapie cellulari

La situazione è più critica nei paesi in via di sviluppo, dove la mancanza di tessuti per trapianti rappresenta una sfida significativa. Le terapie cellulari emergono come una possibile soluzione per le patologie endoteliali, che costituiscono circa il 50% dei casi di ipovisione corneale. “La tecnica prevede un’iniezione nell’occhio, che consentirà alle cellule iniettate di ripristinare la trasparenza della cornea,” ha spiegato Sarnicola.

La ricerca attualmente in fase di sperimentazione in Nord America ha rivelato che i donatori più idonei sono i giovani sotto i 30 anni. Da una singola cornea di un donatore giovane, è possibile ottenere fino a mille iniezioni per il trattamento di altrettanti pazienti affetti da disfunzione endoteliale.

Le terapie cellulari rigenerative potrebbero quindi rappresentare una vera e propria rivoluzione nel trattamento della cecità corneale endoteliale, secondo quanto affermato dal professor Vito Romano, Professore Associato di Oftalmologia presso l’Università di Brescia.

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