Una lettera scritta da Valentina Boscaro, 34 anni, condannata a 17 anni per l’omicidio del fidanzato Mattia Caruso, avvenuto nella notte tra il 25 e il 26 settembre 2022 in un’auto nel Padovano, è stata presentata come parte degli atti del processo di Appello. Questo documento è stato pronunciato dalla Boscaro il 30 ottobre 2025 davanti ai giudici della Corte d’Assise d’Appello. Nella lettera, riportata dal quotidiano Il Gazzettino, la donna esprime il suo stato d’animo e le paure vissute in quel tragico momento.
Il contenuto della lettera
Nella sua missiva, Boscaro si rivolge ai giudici con un senso di consapevolezza riguardo alla pena che dovrà scontare per il gesto drammatico e irreversibile che ha compiuto. “Non ho mai voluto la morte di Mattia Caruso“, afferma, sottolineando la gravità della sua azione. La donna chiede ai giudici di considerare il contesto in cui si è trovata durante l’incidente fatale. “Avevo paura per la mia incolumità. Mi trovavo all’interno dell’auto che Mattia Caruso guidava a folle velocità con me a fianco”, scrive, evidenziando il terrore che ha provato in quel frangente.
Boscaro riconosce la sua responsabilità e si dice pronta ad affrontare la decisione che i giudici prenderanno sul suo destino. La lettera mette in luce la complessità della situazione, con la donna che chiede di tenere in considerazione le circostanze che l’hanno portata a commettere un errore così grave.
Le esperienze passate e il contesto di violenza
La Boscaro continua la sua lettera raccontando di come le esperienze passate di violenza, sia fisica che psicologica, abbiano influito sul suo stato d’animo. “In me sono riaffiorate alla mente le precedenti analoghe situazioni che già mille volte avevo vissuto”, spiega, riferendosi a insulti, minacce e violenze subite. Nonostante i tentativi di riconciliarsi con Caruso, la donna afferma di non essere riuscita a superare il ciclo di violenza.
La lettera rivela un profondo conflitto interiore, con Boscaro che ammette di aver aggredito Caruso, ma afferma di non aver mai voluto causare la sua morte. “Non avrei mai dovuto aggredirlo in quel modo”, scrive, esprimendo il suo rammarico per le conseguenze delle sue azioni. La donna descrive il momento dell’aggressione come un incubo, con la paura che l’ha sopraffatta mentre si trovava nell’auto in corsa.
Le conseguenze e la richiesta di comprensione
Boscaro si scusa per il dolore causato non solo alla famiglia di Caruso, ma anche alla propria. “Ho rovinato la vita della sua famiglia. Ho rovinato la vita della mia famiglia. Ho rovinato la mia vita. E quella di mia figlia”, afferma, evidenziando il peso emotivo che porta con sé. La donna chiede ai giudici di non sottovalutare il contesto in cui si è verificato l’omicidio, sottolineando il suo stato di vulnerabilità in quel momento critico.
Concludendo la lettera, Boscaro esprime gratitudine per l’opportunità di far sentire la sua voce, sperando che la sua testimonianza possa contribuire a una comprensione più profonda delle circostanze che hanno portato alla tragedia. La sua lettera rimane un documento significativo all’interno del processo, evidenziando le complessità emotive e psicologiche che circondano il caso.
