Tim Davie, direttore generale della BBC, e Deborah Turness, amministratore delegato di BBC News, hanno rassegnato le dimissioni il 18 febbraio 2025, in seguito a polemiche riguardanti un documentario su Donald Trump trasmesso circa un anno fa. La notizia è stata confermata dalla stessa BBC.
Il documentario, prodotto dal programma d’inchiesta “Panorama”, ha suscitato controversie per la presunta manipolazione di un discorso di Trump tenuto il 6 gennaio 2021, il quale sarebbe stato montato in modo da far sembrare che incitasse i suoi sostenitori ad assaltare Capitol Hill. Nelle note di dimissioni, i due dirigenti hanno riconosciuto “errori” nella produzione, pur ribadendo che le accuse di parzialità sono infondate.
Le accuse si concentrano sulla fusione di due spezzoni distinti del discorso di Trump, che avrebbero creato un’impressione fuorviante. Martedì scorso, il Daily Telegraph, un quotidiano di orientamento conservatore, ha riportato l’esistenza di un dossier interno alla BBC riguardante il documentario “Trump: A Second Chance?”, realizzato da una società di produzione indipendente.
Il montaggio controverso del discorso di Trump
Il dossier mette in evidenza che due parti distinte del discorso di Trump sono state unite in modo da suggerire un incitamento diretto all’assalto di Capitol Hill. Durante il suo intervento a Washington D.C., Trump aveva dichiarato: “Andremo al Campidoglio e faremo il tifo per i nostri coraggiosi senatori, deputati e deputate”. Tuttavia, nel montaggio di Panorama, il presidente appariva mentre affermava: “Andremo al Campidoglio… e io sarò lì con voi. E combatteremo. Combatteremo con tutte le nostre forze”, traducibile in inglese come “we fight like hell”.
La BBC ha specificato che “le due sezioni del discorso montate insieme erano distanti più di 50 minuti”. Il passaggio “combatteremo con tutte le nostre forze” proviene da una parte del discorso in cui Trump parlava delle presunte irregolarità nelle elezioni statunitensi. Durante l’intervento, il termine “combattere” è stato utilizzato ben 20 volte.
La reazione di Trump alle dimissioni
Subito dopo le dimissioni, Donald Trump ha commentato su Truth Social: “I vertici della BBC, incluso Tim Davie, si sono dimessi perché sono stati sorpresi a ‘manipolare’ il mio perfetto discorso del 6 gennaio”. Il presidente degli Stati Uniti ha aggiunto: “Grazie al Telegraph per aver messo in luce questi ‘giornalisti’ disonesti. Hanno tentato di compromettere le elezioni presidenziali. Provengono da un Paese considerato il nostro alleato numero uno. Che cosa terribile per la democrazia!”
Il dossier del Telegraph e le sue implicazioni
La controversia è esplosa dopo che il Daily Telegraph ha pubblicato un articolo intitolato “Esclusivo: la BBC ha manipolato il discorso di Trump, rivela un rapporto interno”. Il pezzo riportava che il filmato “alterato” era al centro di un dossier di 19 pagine, redatto da un membro del comitato di controllo della BBC e circolato tra i funzionari governativi.
Nel dossier si afferma che il programma ha fatto sì che Trump “dicesse” cose che in realtà non aveva mai pronunciato, unendo parti del suo discorso in modo fuorviante. Secondo quanto riportato dal Telegraph, alti dirigenti della BBC, incluso il presidente Samir Shah, avrebbero ignorato gravi lamentele sollevate dall’organismo di controllo degli standard dell’azienda.
L’articolo del quotidiano promette ulteriori rivelazioni, accusando la BBC di parzialità nella sua copertura della guerra a Gaza e di censura riguardo al dibattito sui transgender. Il quotidiano ha sollevato interrogativi sulla cultura aziendale della BBC e sull’impatto che questa ha sull’imparzialità.
Le dimissioni in un momento critico per la BBC
La BBC ha pubblicato le lettere inviate ai dipendenti da Davie e Turness, in cui ammettono che sono stati commessi degli errori. Tuttavia, l’emittente ha spiegato che le dimissioni sono arrivate in un momento delicato, poiché il governo si prepara a rivedere lo Statuto Reale dell’azienda, il quale scadrà nel 2027.
Nella comunicazione ai dipendenti, Davie ha giustificato la sua scelta di dimettersi per “creare le condizioni e lo spazio migliori affinché un nuovo direttore generale possa entrare in carica e dare forma in modo positivo al prossimo Statuto Reale”.
