Lavrov incontra Rubio: la posizione di Mosca rimane invariata

Rosita Ponti

Novembre 10, 2025

Il 10 novembre 2025, il ministro degli Esteri russo, SERGEJ LAVROV, ha ribadito la disponibilità di Mosca a riprendere il dialogo con gli Stati Uniti, in particolare con il segretario di Stato americano, MARCO RUBIO. Durante un’intervista, LAVROV ha affrontato anche il delicato tema dei test nucleari recentemente annunciati dal presidente americano DONALD TRUMP. Tuttavia, il governo russo ha chiarito che qualsiasi accordo di tregua dovrà necessariamente passare attraverso la risoluzione delle “cause profonde” del conflitto e il riconoscimento delle conquiste territoriali ottenute dalle forze armate russe.

Posizione di Mosca sulla pace

LAVROV ha sottolineato che la Russia considera essenziali questi aspetti per giungere a una pace duratura. La posizione di Mosca si fonda sulla convinzione che le tensioni attuali derivino da questioni irrisolte che vanno affrontate in modo diretto e sincero. La richiesta di riconoscimento delle conquiste territoriali non è solo una questione di prestigio nazionale, ma rappresenta un punto cruciale per la sicurezza e la stabilità nella regione.

Questioni sui beni russi confiscati

In merito ai beni russi confiscati in Europa, LAVROV ha espresso una posizione ferma, definendo tali azioni come una vera e propria “rapina”. La questione dei beni confiscati ha suscitato un acceso dibattito tra Mosca e le capitali europee, con la Russia che chiede il ripristino dei diritti sui propri asset. Questo tema si aggiunge a un panorama già complesso di relazioni internazionali, in cui le sanzioni e le misure punitive hanno creato un clima di crescente tensione.

Ostacoli nel dialogo tra Russia e Stati Uniti

Il dialogo tra Russia e Stati Uniti, quindi, si presenta come un percorso irto di ostacoli, dove la volontà di negoziare deve fare i conti con le aspettative e le richieste di ciascuna parte. La posizione di Mosca, chiaramente delineata da LAVROV, indica che senza un riconoscimento delle proprie rivendicazioni territoriali e una discussione sincera sulle cause del conflitto, le prospettive di un accordo rimangono incerte.

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