Il governo italiano ha presentato ieri, 20 gennaio 2025, un ambizioso piano di decarbonizzazione in quattro anni per l’ex Ilva, con l’intento di posizionare l’Italia come il primo paese europeo a produrre esclusivamente acciaio green. Durante un incontro con i sindacati, sono state illustrate le strategie per garantire la continuità produttiva, mentre si stanno conducendo trattative con Bedrock Industries e Flacks Group. Inoltre, è emerso che è in corso la negoziazione con un altro operatore estero, per il quale è stato firmato un accordo di riservatezza (NDA) e attivato l’accesso alla data room la settimana precedente per esplorare possibili manifestazioni di interesse.
Dettagli del piano operativo
L’incontro operativo tenutosi venerdì scorso ha avuto esito positivo, portando a richieste di ulteriori chiarimenti. Secondo quanto riportato da Il Sole 24 ore, ci sarebbero stati contatti con Qatar Steel nelle settimane precedenti. A partire dal 15 novembre 2025, sarà necessario attivare un nuovo piano operativo a “ciclo corto”, che comporterà una rimodulazione dell’assetto produttivo dell’intero complesso aziendale. Specificamente, dal 1 gennaio 2026 è previsto il fermo della produzione delle batterie di cokefazione n. 7-8-9-12, e da metà gennaio ci sarà un avvicendamento tra AF04 e AF02, con un solo altoforno attivo per un periodo di circa 20 giorni.
La rimodulazione dell’attività produttiva dal 15 novembre fino alla fine di dicembre richiederà un incremento del ricorso alla cassa integrazione, che passerà da 4.550 a circa 5.700 unità con integrazione del reddito. A partire dal 1 gennaio, con la fermata delle batterie di cokefazione, il numero di unità in cassa integrazione salirà a 6.000. Il governo, supportato dalla regione Puglia, si è impegnato a garantire l’immediata disponibilità di risorse finanziarie necessarie per la realizzazione dell’investimento previsto per l’impianto DRI nei prossimi quattro anni. Inoltre, il piano prevede che il governo assicuri all’impianto DRI e alla centrale termoelettrica una fornitura di gas attraverso condotte terrestri a prezzi competitivi.
Reazioni dei sindacati e proteste in corso
I sindacati, rappresentati da Fim, Fiom e Uilm, hanno annunciato che entro oggi sarà reso pubblico il programma delle assemblee, in seguito al vertice di ieri a Roma, che ha visto la partecipazione del sottosegretario alla presidenza, Mantovano, e dei ministri Urso (Imprese) e Calderone (Lavoro). “Stiamo organizzando assemblee in fabbrica”, hanno dichiarato i rappresentanti sindacali, sottolineando che perfezioneranno i dettagli nella giornata odierna. Dopo il vertice, i leader sindacali hanno espresso il loro disaccordo con il piano del governo, definendolo un “piano di chiusura” e hanno intenzione di tornare nei siti ex Ilva per informare i lavoratori su quanto accaduto e valutare le azioni più appropriate.
I lavoratori dell’ex Ilva avevano già scioperato a livello di gruppo il 16 ottobre 2025, e si prevede che ora si apra una nuova fase di proteste. Anche il sindacato Usb ha criticato il piano presentato, affermando che si tratta di una gestione del declino che priva Taranto e l’intero sistema siderurgico nazionale di prospettive industriali. Usb ha dichiarato la totale irricevibilità del piano, evidenziando l’assenza di garanzie politiche e l’importanza di un intervento diretto dello Stato.
Oggi, il tema dell’ex Ilva sarà discusso in Aula alla Camera durante il question time, con il deputato di Forza Italia, Vito De Palma, che chiederà al governo quali iniziative urgenti intenda adottare per affrontare la grave crisi produttiva e occupazionale di Acciaierie d’Italia, tutelando i lavoratori e l’indotto, e per garantire la piena attuazione del piano di decarbonizzazione.
