Ex Ilva: i sindacati si ritirano dal tavolo e criticano il governo per le proposte inaccettabili

Veronica Robinson

Novembre 12, 2025

Si è svolta a Taranto, il 15 gennaio 2025, una riunione di circa tre ore e mezza tra il governo italiano e i sindacati riguardante la situazione dell’ex Ilva. Al termine dell’incontro, i rappresentanti sindacali hanno deciso di interrompere le trattative, definendo le proposte avanzate dall’esecutivo come “inaccettabili”.

Partecipanti e contesto della riunione

Il tavolo dei negoziati è stato presieduto dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano. Hanno partecipato all’incontro anche il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e la Ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone. I sindacati, rappresentati da esponenti di Fiom Cgil, Fim-Cisl, Uilm-Uil, Ugl Metalmeccanici, Usb e Federmanager, hanno espresso un forte dissenso rispetto alle proposte presentate.

Secondo le informazioni diffuse da fonti sindacali, il Ministro Urso avrebbe comunicato che, a seguito della ritirata degli azeri di Baku Steel, è in corso una “trattativa riservata” con un quarto operatore interessato all’ex Ilva, oltre al fondo americano Bedrock, il quale ha avanzato proposte che prevedono significativi tagli. Questa situazione ha sollevato preoccupazioni tra i sindacati riguardo al futuro dell’azienda e dei lavoratori.

Le reazioni dei sindacati

Michele De Palma, segretario generale della Fiom, ha dichiarato che il governo ha sostanzialmente presentato un piano di chiusura, avvertendo che dal primo gennaio 2025 migliaia di lavoratori potrebbero finire in cassa integrazione. De Palma ha sottolineato l’assenza di un adeguato sostegno finanziario per il rilancio e la decarbonizzazione dell’impianto. Rocco Palombella, rappresentante della Uilm, ha definito le proposte del governo come un “piano inaccettabile”, volto a fare cassa a spese dei lavoratori e a chiudere l’impianto.

Ferdinando Uliano della Fim-Cisl ha evidenziato la gravità della situazione, affermando che il numero di 6mila lavoratori in cassa integrazione su un totale di 10mila mette in discussione la continuità dell’attività produttiva dell’ex Ilva. I sindacati hanno quindi deciso di informare i lavoratori riguardo alla drammaticità della situazione che si sta delineando.

La posizione del governo

In risposta alla rottura del tavolo di trattativa, il governo ha espresso “rammarico” per la mancata accettazione della proposta di continuare il dialogo sull’ex Ilva da parte delle organizzazioni sindacali. Una nota di Palazzo Chigi ha confermato la disponibilità dell’esecutivo a proseguire l’approfondimento di tutti gli aspetti, compresi quelli più controversi, riguardanti la gestione operativa dell’azienda in questa fase di transizione.

La situazione dell’ex Ilva di Taranto rimane quindi critica, con il governo e i sindacati che si trovano su posizioni diametralmente opposte. La questione della salvaguardia dei posti di lavoro e della sostenibilità dell’impianto sarà al centro dei prossimi sviluppi.

×