Nella giornata di sabato 15 marzo 2025, piazza Portello a Padova ha vissuto un momento di forte impatto emotivo. In un’atmosfera carica di tensione, oltre duecento studenti hanno preso parte a una manifestazione indetta dall’Unione degli Universitari (Udu), rispondendo a un appello che ha risuonato tra le aule e i corridoi dell’Università . Il luogo scelto per questa mobilitazione non è casuale: a pochi passi si trovano le aule di ingegneria biomedica del Bo, dove Giulia Cecchettin, una studentessa di 22 anni originaria di Vigonovo, ha frequentato le lezioni prima di essere tragicamente uccisa da Filippo Turetta.
Il significato della manifestazione
Il raduno ha avuto un forte significato simbolico, come spiegato da una delle manifestanti attraverso un megafono. Invece di osservare un minuto di silenzio, i partecipanti hanno deciso di alzare la voce, creando un frastuono collettivo che ha riempito la piazza per sessanta secondi. Questo gesto ha rappresentato un modo per onorare la memoria di Giulia, trasformando il dolore in un atto di protesta contro la violenza di genere. Sul selciato, un grande striscione attirava l’attenzione di tutti, recante la frase “Se domani non torno distruggi tutto”, una citazione di Cristina Torres-Cáceres, architetta e attivista peruviana, evocata dalla sorella di Giulia, Elena Cecchettin.
Il contesto della violenza di genere
La manifestazione ha avuto luogo in un contesto più ampio di crescente consapevolezza riguardo alla violenza di genere in Italia. Negli ultimi anni, il numero di femminicidi e aggressioni ha suscitato preoccupazione tra i cittadini e le istituzioni. Gli studenti, uniti nel loro messaggio, hanno voluto sottolineare l’urgenza di affrontare questo problema, chiedendo misure più incisive per garantire la sicurezza delle donne. La scelta di un’azione così incisiva è stata motivata dalla volontà di rompere il silenzio che spesso circonda questi eventi tragici e di dare voce a chi non può più farlo.
Il ruolo delle istituzioni
Le istituzioni, in particolare quelle educative, sono state chiamate a riflettere sul loro ruolo nella prevenzione della violenza. La manifestazione ha rappresentato un appello diretto affinché le università non solo forniscano un’istruzione di qualità , ma diventino anche luoghi sicuri e inclusivi per tutti gli studenti. La voce degli studenti si è unita a quella di attivisti e organizzazioni che da tempo lavorano per sensibilizzare l’opinione pubblica su questi temi. La speranza è che eventi come quello di sabato possano contribuire a un cambiamento culturale profondo, in grado di mettere fine alla violenza e di promuovere una società più giusta e rispettosa.
La manifestazione di Padova non è stata solo un momento di ricordo, ma anche un passo importante verso una mobilitazione collettiva che chiede azioni concrete e un impegno costante da parte di tutti.
