La situazione dell’ex Ilva di Taranto si fa sempre più complessa, con i sindacati che esprimono forti preoccupazioni riguardo al futuro della fabbrica. Durante un incontro con il governo, i rappresentanti sindacali hanno sottolineato che l’obiettivo sembra essere quello di chiudere l’impianto, evidenziando che la cassa integrazione potrebbe aumentare significativamente nei prossimi mesi. A gennaio 2026, si prevede che i lavoratori in cassa integrazione possano raggiungere il numero di 6.000, con un incremento già previsto a fine dicembre, passando da 4.550 a circa 5.700 unità . Questo cambiamento è attribuibile alla rimodulazione delle attività all’interno dello stabilimento.
Dichiarazione di Palazzo Chigi
Nella serata di ieri, Palazzo Chigi ha rilasciato una dichiarazione, esprimendo rammarico per il fatto che le organizzazioni sindacali non abbiano accettato la proposta di continuare il dialogo sull’ex Ilva, inclusi gli aspetti tecnici. La tensione tra governo e sindacati è palpabile, con i rappresentanti dei lavoratori che affermano che i dati attuali parlano chiaro: l’aumento del numero di cassintegrati e la mancanza di un piano per il futuro fanno presagire una chiara volontà di chiusura.
Interesse per nuovi acquirenti
I sindacati hanno messo in evidenza che, nonostante le rassicurazioni di un possibile nuovo acquirente, il ministro Urso ha menzionato l’interesse di quattro soggetti per il gruppo siderurgico, tra cui Baku Steel e i fondi Flacks Group e Bedrock, nonché un ulteriore soggetto che sta trattando in gran segreto. Tuttavia, il ricorso alla cassa integrazione dal primo gennaio 2026 è principalmente dovuto al fermo delle cokerie, necessarie per i lavori di decarbonizzazione. Queste strutture sono storicamente legate ai problemi di inquinamento ambientale, poiché il carbone viene riscaldato in assenza di ossigeno per produrre carbon coke, un combustibile essenziale per la produzione di acciaio.
Situazione drammatica secondo i sindacati
La Fim Cisl ha descritto la situazione come “drammatica”, mentre il segretario della Fiom Cgil, Michele De Palma, ha dichiarato che il governo sta di fatto presentando un piano di chiusura. Ha sottolineato che migliaia di lavoratori finiranno in cassa integrazione senza alcun sostegno finanziario per il rilancio e la decarbonizzazione. In risposta, i sindacati Fim, Fiom e Uilm hanno deciso di comunicare ai lavoratori la loro intenzione di opporsi a questa scelta governativa con tutti gli strumenti a disposizione.
Proteste e malessere tra i lavoratori
Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, ha chiarito che il piano attuale è inaccettabile e mira a portare alla chiusura dell’ex Ilva. Ha affermato che non vogliono essere responsabili di una tale decisione e che, fino ad ora, hanno sostenuto i lavoratori, ma ora si trovano di fronte a una situazione inesorabile. La protesta degli operai dell’ex Ilva a Taranto continua a crescere, segnalando un malessere profondo tra i lavoratori e una crisi che sembra non avere una soluzione a breve termine.
