Nuove normative per l’accesso ai siti pornografici in Italia: le novità per gli utenti

Veronica Robinson

Novembre 12, 2025

L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) ha recentemente reso nota una lista di piattaforme obbligate a implementare sistemi di verifica dell’età, in un tentativo di tutelare i minori dall’accesso a contenuti inappropriati. Tra i 45 siti menzionati vi sono nomi noti come Pornhub, YouPorn e xHamster, ma anche realtà più piccole e piattaforme ibride come OnlyFans, che non si dedicano esclusivamente al materiale pornografico.

Chi non si adegua a queste nuove direttive rischia multe elevate fino a 250mila euro e, nei casi più gravi, l’oscuramento totale del sito in Italia. Questa minaccia, sebbene significativa, non garantisce che tutti gli operatori si conformeranno: alcuni, in particolare quelli di dimensioni ridotte, potrebbero decidere di ignorare l’obbligo.

Le indicazioni del Garante

A partire da oggi, gli utenti che tenteranno di accedere ai siti inclusi nella lista si troveranno di fronte a una schermata di consenso per essere reindirizzati a una piattaforma di verifica dell’età. Questo passaggio aggiuntivo potrebbe dissuadere molti utenti dall’accedere a tali contenuti. L’Agcom ha stabilito regole specifiche per questa procedura.

  • La verifica non può essere gestita direttamente dai siti pornografici, ma deve essere affidata a “soggetti terzi certificati”.
  • Il sistema deve garantire il cosiddetto “doppio anonimato“: l’ente che verifica l’età non deve sapere quale sito l’utente intenda visitare, mentre il sito non deve conoscere l’identità specifica dell’utente, ma solo se ha superato o meno i diciotto anni.
  • Niente SPID, né carta d’identità elettronica. Le verifiche saranno gestite da aziende private come Yoti, che affermano di rispettare questi requisiti, anche se l’Agcom non ha fornito un elenco ufficiale di operatori certificati.

OnlyFans già pronto al nuovo sistema

OnlyFans è tra i primi a conformarsi alle nuove normative, avendo già implementato un sistema di verifica dell’età. La piattaforma si avvale di Yoti, un’azienda britannica specializzata in servizi di verifica dell’età fondata nel 2014. Quando un utente tenta di accedere a OnlyFans, anche se già iscritto, appare un QR Code che rimanda alla piattaforma Yoti. Scansionandolo con uno smartphone, l’utente ha a disposizione tre opzioni di verifica.

La prima opzione richiede il download dell’app Yoti, che prevede la fotografia del proprio documento d’identità. Questo metodo, sebbene più invasivo, risulta anche più affidabile. La seconda modalità consiste nella “stima dell’età” tramite intelligenza artificiale: basta scattare un selfie e l’algoritmo analizzerà il volto per determinare se l’utente è maggiorenne. Sul sito di Yoti si specifica che “l’AI esaminerà l’immagine per effettuare una stima accurata”, chiarendo che non si tratta di un dato esatto, ma di una valutazione che sarà confermata “solo se vengono soddisfatti i requisiti di età previsti”. La terza possibilità è l’utilizzo di AgeKey, un sistema che memorizza la verifica già effettuata in precedenza, evitando di ripetere il processo ogni volta.

I metodi: selfie e intelligenza artificiale

I metodi di verifica che gli utenti italiani dovranno affrontare si ispirano a quanto già avviene in Francia e Regno Unito, dove normative simili sono già in vigore. Gli utenti dovranno probabilmente scegliere tra due modalità principali di verifica. La prima prevede l’uso della webcam per scattare un selfie o registrare un breve video. Un’intelligenza artificiale analizzerà le immagini per stimare l’età. Tuttavia, test condotti dal quotidiano francese 20 Minutes hanno dimostrato che questi sistemi possono essere facilmente aggirati mostrando una foto o un video di un adulto.

Il secondo metodo è più invasivo e richiede sia un video-selfie sia il caricamento di un documento d’identità. L’intelligenza artificiale confronterà le due immagini per confermare che appartengano alla stessa persona. Sebbene più sicuro, questo approccio è considerato meno rispettoso della privacy.

Il costo

Ogni verifica comporta un costo che ricade inevitabilmente sui gestori dei siti. Si stima che le spese siano comprese tra uno e tre centesimi di euro per ogni singolo controllo, ma su milioni di accessi queste cifre possono diventare rapidamente insostenibili, in particolare per le piattaforme più piccole. Molti operatori hanno appreso di dover implementare questi sistemi attraverso i media. Un portavoce di xHamster, uno dei siti più visitati al mondo, ha dichiarato: “Sfortunatamente nessuno ci ha informati direttamente, né c’è stata alcuna iniziativa volta a discutere la questione con noi in precedenza”.

C’è anche preoccupazione che l’introduzione della verifica dell’età possa portare a un crollo del traffico. I gestori di xHamster segnalano perdite fino al 90% del traffico in Francia e Regno Unito. Pornhub ha registrato cali dell’80% in Louisiana e risultati simili nel Regno Unito. Gli utenti non hanno smesso di cercare contenuti per adulti, ma si sono spostati su altre piattaforme. Coloro che non desiderano fornire i propri dati, sia minorenni che molti adulti, hanno la possibilità di cercare siti alternativi meno noti e meno controllati, oppure di utilizzare una VPN per apparire come se si connettessero da paesi dove tali obblighi non esistono.

Il paradosso della sicurezza

Qui emerge il paradosso di questa normativa. Sebbene l’obiettivo dichiarato sia quello di proteggere i minori dall’accesso a contenuti inappropriati, il risultato pratico potrebbe essere l’opposto. La migrazione degli utenti verso siti meno noti e non regolamentati potrebbe abbassare il livello di protezione, anziché aumentarlo. I siti più affermati, ora obbligati a verificare l’età, sono quelli che storicamente hanno investito di più nella moderazione dei contenuti e nella sicurezza informatica. Spingerli ai margini potrebbe esporre utenti, adulti e minori, a rischi maggiori.

Le criticità

L’Agcom ha sottolineato l’importanza del principio del doppio anonimato per tutelare la privacy degli utenti. In teoria, nessuno dovrebbe essere in grado di ricostruire chi ha visitato quali siti. Tuttavia, molti utenti esprimono scetticismo. La necessità di mostrarsi in webcam o di caricare un documento d’identità rappresenta una barriera psicologica significativa, non solo in termini di privacy oggettiva, ma anche di percezione della propria intimità digitale.

In aggiunta, resta da chiarire la questione della fiducia: quanto sono davvero affidabili questi “soggetti terzi certificati”? Chi è responsabile della loro supervisione? Cosa garantisce che non conservino dati sensibili o che i loro sistemi siano a prova di violazioni?

La lista pubblicata dall’Agcom è destinata ad ampliarsi nei prossimi mesi. Altri siti verranno inclusi e le verifiche diventeranno presumibilmente più rigorose. Il confronto tra autorità e piattaforme è solo all’inizio. Resta da vedere se questa misura riuscirà a proteggere i minori o se, come temono molti operatori del settore, porterà a rendere Internet un luogo più pericoloso, spingendo milioni di utenti verso zone meno controllate e più rischiose del web.

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