Il 15 gennaio 2025, il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha espresso la speranza che gli Stati Uniti non intraprendano azioni che possano intensificare il conflitto in Ucraina. Durante una conferenza stampa a Mosca, Lavrov ha sottolineato l’importanza di un dialogo costruttivo tra Washington e Mosca, evidenziando come il presidente statunitense, Donald Trump, abbia mostrato interesse nel comprendere la posizione russa sulla situazione ucraina e abbia manifestato il suo impegno nel trovare una soluzione pacifica.
Le dichiarazioni di lavrov
Lavrov ha affermato: “Contiamo sul buon senso da entrambe le parti e sul fatto che il mantenimento di questa posizione prevarrà a Washington”, aggiungendo che gli Stati Uniti dovrebbero astenersi da qualsiasi azione che potrebbe aggravare il conflitto. Secondo il ministro, Trump ha riconosciuto che l’espansione della NATO e il posizionamento delle forze militari vicino ai confini russi sono tra le motivazioni delle recenti azioni della Russia.
Le tensioni con l’europa
L’analisi di Lavrov si è poi spostata sull’Europa, la quale, a suo dire, sta cercando di ostacolare gli sforzi di Trump per porre fine alla guerra. Ha dichiarato che l’Europa sta sabotando le iniziative di pace e rifiutando di stabilire contatti diretti con Mosca. Inoltre, ha accusato i leader europei di aver imposto nuove sanzioni che, secondo lui, si stanno rivelando controproducenti per le economie degli Stati membri dell’Unione Europea. Lavrov ha avvertito che l’Europa sembra prepararsi a una nuova grande guerra contro la Russia.
I contatti futuri con l’europa
Infine, il ministro ha dichiarato che Mosca è pronta a riprendere i contatti con l’Europa “quando l’isteria russofoba sarà passata”. Ha rimarcato come i leader europei abbiano accusato la Russia di condurre una “guerra ibrida” contro di loro e hanno espresso preoccupazione per la risposta russa. Nel mese precedente, i paesi dell’Unione Europea hanno approvato il diciannovesimo ciclo di sanzioni contro la Russia e continuano a discutere modalità per reperire fondi da destinare all’Ucraina, sia attraverso prestiti che attingendo ai fondi congelati russi, un’azione che ha incontrato resistenze tra gli Stati membri.
