Riciclaggio: a Giancarlo Tulliani sequestrati 2,2 milioni mentre è latitante a Dubai

Veronica Robinson

Novembre 13, 2025

La Guardia di Finanza ha dato esecuzione a un decreto di sequestro di beni per un valore superiore a 2,2 milioni di euro, emesso dal Tribunale di Roma nei confronti di Giancarlo Tulliani, già condannato a sei anni di reclusione per riciclaggio e attualmente latitante a Dubai. Il provvedimento si riferisce a una villa situata nella Capitale, conti bancari attivi sia in Italia che all’estero, e a due autovetture, tra cui un modello di alta gamma. L’operazione si inserisce nel contesto di un’inchiesta giudiziaria avviata nel 2017, che ha portato a misure cautelari nei confronti di un gruppo accusato di far parte di un’associazione a delinquere internazionale, dedita a reati di peculato, riciclaggio e frode fiscale.

La latitanza di Giancarlo Tulliani a Dubai

Attualmente, Giancarlo Tulliani si trova a Dubai, dove ha trovato rifugio per sfuggire alle autorità italiane. La sua latitanza ha suscitato notevole attenzione mediatica, non solo per il suo status di condannato, ma anche per il suo stile di vita apparentemente agiato. I dettagli sulla sua vita a Dubai rimangono in gran parte sconosciuti, ma le autorità italiane stanno monitorando attentamente la situazione, cercando di attivare misure che possano portare alla sua cattura e all’eventuale estradizione. Nonostante la distanza, la Direzione Distrettuale Antimafia di Roma continua a lavorare per garantire che Tulliani non possa godere impunemente dei beni acquisiti illecitamente.

Origine dell’inchiesta e prime indagini del 2017

L’intervento delle Fiamme Gialle è il risultato di un’indagine avviata nel 2017, quando il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata ha iniziato a raccogliere prove su un’organizzazione criminale operante su scala internazionale. Le indagini hanno rivelato un sistema complesso di movimentazione di fondi illeciti, gestiti attraverso una rete di società e intermediari, alcuni dei quali operano al di fuori dell’Italia. Gli inquirenti hanno scoperto che l’associazione criminale non solo riciclava denaro, ma reinvestiva anche i profitti in attività commerciali e immobiliari, rendendo difficile il tracciamento delle operazioni.

La rete transnazionale e i trasferimenti di fondi illeciti

Le indagini hanno messo in luce come Tulliani fosse uno dei destinatari principali dei trasferimenti di denaro sospetti. Le somme, spesso prive di causale o supportate da documentazione ritenuta falsa, venivano trasferite direttamente a lui o attraverso società offshore legate alla sua famiglia. Una volta ricevuti, i fondi venivano spostati su conti bancari esteri e investiti in beni immobili e mobili di valore. La ricostruzione delle operazioni bancarie ha confermato l’esistenza di un sistema ben organizzato finalizzato al riciclaggio, complicando ulteriormente le indagini.

Le verifiche patrimoniali e la condanna in primo grado

Il sequestro dei beni è stato disposto dal Tribunale di Roma sulla base dei risultati delle indagini patrimoniali condotte dal Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata. Gli accertamenti hanno evidenziato una discrepanza significativa tra i redditi dichiarati da Tulliani e il suo stile di vita, che mostrava un tenore di vita ben al di sopra delle sue entrate ufficiali. Questo scenario ha spinto le autorità a intraprendere azioni legali sia sul fronte penale che su quello delle misure di prevenzione. Nel 2024, Tulliani è stato condannato a sei anni di carcere per riciclaggio, e i beni considerati provento di attività illecite sono stati confiscati.

Il decreto di sequestro e i beni coinvolti

Il provvedimento, firmato dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Roma, riguarda una villa nella Capitale, conti correnti intestati a Tulliani in Italia e all’estero, e due autovetture, una delle quali di alta gamma. Il valore totale dei beni sequestrati è stimato in circa 2,2 milioni di euro. Le autorità hanno confermato che il sequestro è parte della strategia della Direzione Distrettuale Antimafia per colpire i patrimoni derivanti da attività illecite legate all’associazione criminale identificata nel 2017.

La latitanza a Dubai e le attività della Dda

La Direzione Distrettuale Antimafia sta intensificando le proprie attività per rintracciare Tulliani e recuperare i beni sequestrati. Nonostante la sua latitanza, le indagini continuano, e le autorità italiane stanno collaborando con le forze dell’ordine di altri Paesi per cercare di ottenere informazioni utili alla cattura del latitante.

Normativa italiana sul riciclaggio e sequestri patrimoniali

In Italia, la normativa prevede due tipi di sequestro: il sequestro penale e il sequestro di prevenzione. Entrambi possono essere applicati in casi di reati economico-finanziari. Il sequestro può essere disposto quando i beni sono ritenuti collegati a un reato o quando emerge una sproporzione tra le entrate dichiarate e il patrimonio posseduto. Questi strumenti giuridici hanno lo scopo di impedire che beni di provenienza illecita restino nella disponibilità degli indagati, con possibilità di confisca definitiva.

Imputati o condannati latitanti all’estero

La latitanza non interrompe i procedimenti in corso e non ostacola l’applicazione di misure patrimoniali. Se una persona è irreperibile all’estero, la magistratura può attivare canali di cooperazione internazionale o richiedere misure restrittive compatibili con le leggi del Paese in cui si trova il soggetto. Le indagini economico-finanziarie possono continuare, e le autorità possono valutare ulteriori provvedimenti da adottare.

Beni sequestrati durante un procedimento in corso

A seguito del sequestro, i beni vengono affidati all’amministrazione giudiziaria o all’Agenzia Nazionale per i Beni Sequestrati e Confiscati. L’obiettivo è preservare il valore economico dei beni e prevenirne la dispersione. Per gli immobili, viene nominato un amministratore, mentre i fondi sui conti correnti rimangono bloccati fino alla conclusione del processo giudiziario. In caso di confisca, i beni possono essere trasferiti definitivamente allo Stato.

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